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usata nel popolo veneziano. Una madre in collera non darebbe mai questo vezzeggiativo ad un suo figliuoletto, avvegnachè egli sia una emanazione dell' amore soltanto, e della tenerezza.

De la Madona, frase anche questa comune a Venezia, nella quale è inchiusa, diremo quasi, una benedizione. — E per verità, può darsi nulla dì più toccante d'una madre mortale che consacra alla immortal Vergine la propria creatura, come alla più tenera e migliore delle madri? Aggiungasi, che per una superstiziosa credenza invalsa nelle cittadine veneziane, la quale dileguavasi solamente sulla fine del secolo scorso, se pur del tutto è scomparsa, credevano esse, le streghe venir sovente sopra i loro figliuoletti dormenti, con diabolici artificii ad ammaliarneli; per cui, o funeste infermità, od una invincibile sventura piombasse loro adosso per tutto il resto della vita. — Ponendoli pertanto sotto l'egida d'un nome sì valido e sacro, le buone e cristiane madri si teneano sicure da ogni sortilegio.

Che mi te vardo. Pare che l'amorosa donna dicendo al suo bimbo io ti guardo, voglia esprimersi così. «Dormi angioletto mio, dormi sereno e confidente, chè la tua madre è qui attenta a vegliarti, pronta a proteggerti da ogni sinistro il capo adorato; la tua madre affettuosa, che tutta tripudia di gioja nel contemplare le tue sembianze.» Tanta significazione ha una parola, che par nulla a non fermarvisi sopra!

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