Il nobiluomo Almorò Barbero, è il il soggetto delle due satire seguenti. Nella prima il poeta si propone di fare il suo ritratto nel momento ch'egli era innamorato di bella donna, cui faceva inutilmente la corte. L'eccessive stravaganze della sua lusuria sono autorizzate da testimoni oculari. Con tali svantaggi personali egli ebbe il coraggio di sacrificarsi più volte alla galanteria come risulta dalla satira seconda, dove il Poeta lo rappresenta sotto le mani di un certo Basilj celebre chirurgo Milanese, che lo persuade alla dolorosa operazione d'estrarsi vari denti guasti e di rimetterli posticci. Vi è innoltre il caso comico del bubone che si fece strappare prima della sua maturazione onde secondare il capriccio d'altra bella donna.
Nobil omo Almorò no ve inquietè
Se chi taser non pol la verità
Da quel tantin de cota che savè
Voria vedere presto liberà
Amor no gà rason, vù replichè
Amor ne la so rede m'à chiapà.
Bravo Almorò, che almanco confessè
Che a inamorarve un'aseno se stà.
E per provarve, che no digo mal,
Se in casa no gavessi un spechio bon
Eco el vostro ritrato al natural.
El muso no xe afato da cogion,
Ma come ogn'omo gà de un'anemal
Co el se esamina ben le proporzion
Del Congo o del Giapon