navigare e di commerciare in Oriente, donde vennero infinite voci, tolte principalmente dalla lingua greca, e tal volta eziandio dall'araba e dalla saracena, per le colonie che avea la Repubblica stabilite in Acri e in altre città della Sorìa e dell'Egitto. Ciò che m'importa osservare si è, che divulgatosi per tutte le italiane contrade il bisogno di scrivere in una lingua comune, e sovrastando avventurosamente a tutte le altre quella di cui la Toscana diè i primi esemplari, venne tosto anche in Venezia bene accolta, ed in essa scrissero un Giovanni e un Nicolò Quirini, un Bartolomeo Giorgio, un Marco Recaneto, un Jacopo Valaresso ed altri ricordati spezialmente dal Muratori nella sua Perfetta Poesia, dal Quadrio, dal Tentori, dal Morelli ec.; ma siccome minori difficoltà doveansi incontrare esprimendo le proprie idee nel materno vernacolo, così in questo i
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