Collezione delle migliori opere scritte in dialetto veneziano/Volume 11/Poesie dell'Ab. Angelo Maria Barbaro

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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POESIE


DELL'AB.


ANGELO MARIA BARBARO

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NOTIZIE
INTORNO ALL'AB.


Quest'uomo di strano umore ebbe i natali il dì 9 febbrajo 1726 in Portogruaro da Bernardo Barbaro Patrizio Veneto, ch'ivi era allora Podestà, e da donna non nobile. Non potendo per le patrie Costituzioni venir ammesso al Maggior Consiglio egli indossò le vesti del Sacerdozio, al cui stato forse non avea la miglior propensione. Essendo stato educato alle lettere, e sortito avendo dalla natura un vivacissimo ingegno, si adoprò, e riuscì a migliorarsi i mezzi di sussistenza con uffizj affidatigli dal Governo, spendendo poi le ore di ozio tra le Muse, che gli prestavano spontanee i sali e [p. 8 modifica]le grazie del patrio dialetto. Ogni novelluzza narrata a un Caffè che di buon grado egli frequentava, ogni avvenimento cittadinesco aizzavano il suo prurito alla satira, e ne fan prova parecchie centinaja di Madrigali stizzosi da esso indirizzati al suo caro amico Francesco Liarca Segretario del Senato, i quali si conservano, con altre sue Poesie, nella doviziosissima Collezione di patrie lautezze fatta dall'egregio Patrizio sig. Teodoro Correr. È famoso in Venezia un Dramma del nostro Barbaro, intitolato Anna Erizzo in Costantinopoli, scritto nel dialetto Veneto con rarissima leggiadria, ma che non dovrà mai pubblicarsi, campeggiandovi troppo per entro la satira e l'indecenza. Lo stesso dire si può di altri suoi Componimenti, fra quali a fatica si sono scelti que' pochi che in questo nostro Volume veggono ora per la prima volta la luce. Erano all'autore familiari le mordaci risposte ed i frizzi, ma sfuggitegli appena di [p. 9 modifica]bocca ne sentiva egli stesso vivissimo dispiacere; e parendogli d'essere per questa causa venuto in ira a' suoi concittadini non si fidava di camminare solitario durante la notte, e teneasi sempre a lato un fido e ben armato dimestico, per lo che non di rado gli avvenne d'essere arrestato e maltrattato dalla sbirraglia. Sul finire della sua mortale carriera egli diventò sordo talmente da non poter introdurre all'orecchio il suono della voce che per un tubo. Gracile e trascurato nei metodi di un buon regime non visse che anni 53, e mancò in patria nel dì 23 marzo 1779. Il Padre di lui erasi con buona riuscita esercitato nella Poesia vernacola, e Fratello (ch'egli fu) di Cornelia Barbaro Gritti, e Zio materno di Francesco Gritti, s'è già veduto nel corso di questa Raccolta quanto tutto un tal parentado del poetare nel dialetto nostro riuscito sia benemerito.


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