gentili. Agli appunti di Giorgio Baffo, con brio e facilità maravigliosa, risponde il Goldoni, terminando ogni verso colle stesse parole del proprio censore; e Gasparo Gozzi si aggiunge a difenderlo col disinteresse dell'uomo leale e coll'acutezza tutta sua in una poesia ch'è interessante anche per ciò che dimostra, con rarissimo esempio, quanto valesse nel trattare il dialetto quello splendido e fecondo ingegno italiano.
Nel Capitolo XXI della Parte II delle Memorie proprie scritte da lui medesimo, Carlo Goldoni dice così dell'argomento e dell'esito della commedia «il Filosofo inglese:»
«Il teatro rappresenta una piazzetta della città di Londra con due botteghe, l'una delle quali da caffè e l'altra da libri.
Aveva allora spaccio in Italia la traduzione dello Spettatore Inglese, foglio periodico che vedevasi fra le mani di tutti.
Le donne, che in quel tempo a Venezia non leggevano molto, presero gusto per questa lettura e cominciarono a divenire filosofesse. Io ero incantato nel vedere le mie compatriotte ammettere l'istruzione e la critica alla loro toeletta, e composi la commedia di cui do il compendio.