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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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SOGNO DEL ROSMARIN.


...Tu sai che l'arca dei tuoi Cappelletti, fuori di questa chiesa nel nostro Cimitero è posta. – Io ti darò una polvere la quale tu bevendola ti farà in guisa dormire, che ogni uomo per gran medico ch'egli sia, non ti giudicherà mai altro che morta.

Tu sarai senza alcun dubbio nella detta arca seppellita, ed io quando tempo fia, ti verrò a cavar fuori, e terrotti nella mia cella, fin che al capitolo che noi facciamo in Mantova, io vada, che fia tosto, ove travestita nel nostro abito al tuo marito ti menerò...

...Ma prima che cosa alcuna si facesse, mi parria che di tua mano a Romeo la cosa tutta intera tu scrivessi, acciocchè egli, morta credendoti, in qualche strano caso per disperazione non incorresse. – Io ho sempre frati che vanno a Mantova — fa che io aggia la lettera che per fidato messo a lui la manderò...

Dalla novella di Luigi Da Porto.

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NOTA AL SOGNO DEL ROSMARIN


Sul significato ed onore che teneva il rosmarino nel Medio Evo, devo alla vasta coltura del carissimo cugino prof. Emilio Barbarani, le seguenti ricerche:

«Rosmarinus ― pianta, che tra altro, ha virtù di muovere amore negli animi».

(erbario del 900).

«Simboleggia amore nascosto, e di esso servesi spesso il demonio per accendere fiamme di impuro fuoco nei giovani cuori».

(erbario del 1000).

«Le sue foglie sono utili in medicina e vi fu chi con esso guarì mali d'amore negli animi. I gentili lo facevano sacro a Venere».

(erbario del 1200).

(Le Clair ― saggio sui bestiarî ed erbarî).

«Tra le piante che più erano care ai giovani cavalieri ed alle dame, erano il basilico e il ramerino ― e spesso si usava per foglioline o ramoscelli d'esso, di significare che li portava amore e chiedeva».

(Redilettere).

«Anche il nostro Alamanni fa del ramerino miglior lode che d'ogni altra pianta nominata nel 5 della sua coltura; lo dice verde, e vivo e fiorito. I Greci chiamavanlo libanotis che vale, albero del profumo e dell'olezzo puro».

(Redilettere).

«Rosmarino e basilico furono nel trecento e nel quattrocento sinonimi in parecchi dialetti nostri, come si può vedere nella poesia popolare e in alcuni di quelli che la imitarono in arte quali A. Poliziano e Lorenzo de' Medici».

(G. GrassiSaggio sui sinonimi).

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I.


Eco un convento
chieto e contento,
tuto piere da morto e poesia,
dove la luna caminando via,

ghe fioca drento.

Fra çento pari de colonete
bianche, la luna furba se mete,

co la so facia tirada a fil,
col so vestito taiado a fete,
a seconda che l'ombra ghe parmete del campanil...

O colonete, sutile, sutile
come un brasso de dona ben tornio,1
fiole de un'arte nata sensa bile,
che parè2 ferme e pur ve corì a drio...

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Che sì tute così come 'na festa
de moneghine che no pensa a gnente,
col vostro mato capitel in testa,
tuto compagno e sempre difarente:

No savìo dirme no, bele signore,
come Giulieta l'à passà ste ore?

Le moneghine me risponde alora:
fè a pian, fè a pian,3 parchè la dorme ancora...

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II.


Giulieta

Romeo Montecio, cosa fèo4 quà atorno
solo e avilì da la malinconia?
I gali canta, che a momenti è giorno
e ve par che sia apena avemaria...

Ah, no volì andar via,
parchè ve piase de starme vissin?

Tolì, tolì5 par vostra compagnia,
tolì sta rama del me rosmarin!

Romeo Montecio, v'ho visto a cavalo
de una bianca cavala e a porta, a porta,
vu dimandavi se mi fusse morta,
e tuti quanti rispondea de sì...

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Pò tornavi a saltar svelto a cavalo
de la stessa cavala e, a porta, a porta,
sempre sperando che no fusse morta,
vu seguitavi a caminar così!

Bati, bati! Ci gh'è? – Ci gh'è che bate?
― J è forestieri de forestaria...
Ah, bison èssar bele teste mate,
par fermarse de note a casa mia...

E no j vol più andar via,
parchè ghe piase de starme vissin...

Tolì, tolì par vostra garansia,
tolì sta rama del me rosmarin!

Romeo Montecio, v'ho visto in zenocio,
soto un ciaro de luna in camposanto,
e me ricordo che piansevi tanto,
cosita tanto come pianso mi...

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Pò tornavi a cascar sempre in zenocio,
smartelando le piere in camposanto,
e me ricordo, che piansevi tanto
e seguitavi a smartelar così...!

Ecote el giorno a un tiro de balestra,
e ancora i bate a la porta de strada...
Gh'è Romeo che vien su da la finestra,
che son quà mèsa nuda e tribulada...

Ah, fè la gran matada,
parchè ve piase de starme vissin...

Tolì, tolì da infiorarve la spada,
tolì sta rama del me rosmarin!...



Note
  1. tornìo: tornito
  2. che parè: che sembrate.
  3. fè a pian: fate a piano.
  4. fèo: fate
  5. tolì: prendete.
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