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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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XXXIV.
L'Organista.
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In occasione d'una solennità ecclesiastica per evitare il soverchio affollamento di popolo, fu mestieri di porre alla porta un custode, coll'ordine di non lasciar libero l'ingresso a chi che sia, ad eccezione di quelli che far doveano parte dell'orchestra. Presentatosi l'Organista gli fu impedito di entrare, e chiedendone egli il motivo, n'ebbe dal custode in risposta, che tali erano gli ordini a lui dati: — Ma io ci è diritto: senza di me non si fa la musica. — Provedetevi del vostro strumento, e vi crederò. — he diavolo dite? il mio strumento è in Chiesa, io suono l'organo. — E voi portatelo; e in così dire gli si chiude in faccia la porta. Il pover uomo imbrogliato non sa che risolvere: finalmente gli viene il pensiero di levarsi di dosso il mantello, e fattone un involto, bussa di nuovo. Che volete? Siete voi dell'orchestra? ― Appunto, suono il fagoto. — Dov'è lo stromento? ― Eccolo. — Passate pure.

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