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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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II.
La Sala.
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Il farsi stimare per più di quello che in fatto si è per via di esagerazioni, e di menzogne, ella è cosa forse di moda, ove ciò sia fatto con discrezione ed avvedutezza; ma il darsi del grande con ismodate millantazioni, e col raccontar quello che dal verosimile stesso per lunga mano è distante, si è tale fantasia da trarre addosso più ch'altro il ridicolo e lo scherno a chi disgraziatamente fosse in capo venuta. Di questo pensare aveavi un giovane, cui sì forte abitudine era appiccata intorno, che non dicea per avventura parola, che non si fosse una fola da spaccone, nè trovavasi uomo al mondo, al quale ei non vantasse star sopra sia per la copia delle cognizioni, sia per la ricchezza del patrimonio. Per la qual cosa venuto in dispregio ad ognuno, si dolea forte il padre, che per si fatto capriccio il figlio suo avesse a prestar soggetto di risa; quindi più seriamente che non l'avea fatto per l'addietro, ne lo rimprocciò, facendogli toccare con mano e la bassezza della menzogna, e la viltà del suo procedere, e le derisioni che gliene venivano. Ma [p. 7 modifica]siccome l'uso aveva in lui posto il piede più in oltre che non doveasi, ed anche a suo malgrado gli scappavano dalla bocca le più solenni smargiasserie, così posero fra loro, che ove il padre fosse per istropicciarsi colle mani il mento, dovesse il figlio riflettere a quello ch'era per dire, poichè certo il suo cervello sarebbe allora per ispingere sul labbro una delle solite sue bizzarrie. Ora avvenne, ch'essendo per una gita ambedue partiti, furono a un luogo, in cui rinomata per la sua grandezza aveavi una sala. Desiderosi di vederla, ottennero ben facilmente d'esservi condotti dallo stesso proprietario. Il giovane che dopo l'ammonizione del padre altro da quel di prima parea divenuto, prese dapprincipio a lodarla, ma d'altronde soggiungea non aversi a far le tante maraviglie per la sua vastità, giacchè egli stesso di ampiezza maggiore una teneane. Non ebbe appena incominciato il suo dire, che il buon padre era già colla mano al mento, ma passò quel suo moto inosservato e fu inutile. Stupiva intanto il padrone di quello onde il giovane gli facea parola, e assicuravalo che non per propria opinione, ma per credere di tutti che furono ad osservarla, era tenuta a gran misura più grande di quante sale in quei dintorni vi fossero; basti il dire, soggiungea, che a 120 passi ammonta la sua lunghezza. Non è meraviglia, interruppe l'altro, (e in questo mentre tornava il padre [p. 8 modifica]all'atto di prima) non è meraviglia, poichè, la mia è di ben sessanta passi più lunga. — Sessanta passi più lunga? E qual ne sarà mai la larghezza? ― Stava il giovane per far risposta, quando, girato l'occhio, vide il convenuto segno, e rivoltosi all'altro pieno di confusione rispose, che di venti passi era larga. — Questo dunque, buon giovane, non può dirsi che un corridojo. ― Eh! mio Signore, potete ben credere ch'ella sarebbe venuta una sala magnifica dal canto mio, ma fu mio padre che me n’ù guastata l'architettura.

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