Pagina:El marìo cortesan.djvu/19

Sta pagina la xe stà trascrita, ma la gà ancora da vegner rileta.

Zan. L'è quà, no ve la magno.
Giul. Intanto io resto senza.
Zan. La gh'averè doman.
Giul. Voi non parlate a caso.
Zan. Parlemo del zerman.
          Disè, che nome ghallo?
Giul. Ottavio egli si chiama.
Zan. Se 'l servente xe ottavo, nona sarà la dama.
Giul. Che servente? chi'l dice? Siamo parenti insieme.
Zan. Zitto, zitto, burlava: qua, cara Fia, agiuteme.
Giul. A che fare?
Zan. A cavarme quest'abito da viazo.
Giul. Eh! chi è di là? Tonina.
Zan. No ghe tetè de mazo.
          Feme vu sto servizio.
Giul. Io non son quà per questo;
          Moglie sono, non serva.
Zan. No lo gho mai savesto.
          Ste cose mia sorella le fa colle so man.
Giul. Ella è tutta marito.
Zan. E vu tutta zerman.
Giul. Oh! marito son stanca, che il ballo non è corto.
Zan. Zitto, zitto, burlava, che mia sorella ha torto
          Ella non gha bon gusto, la xe stravagantissima;
          So che da poco in quà la vol della Lustrissima.
          Ello vero, Fia cara?
Giul. Se si capisse il bene,
          Lo dovrebbe pretendere, perchè a lei pur conviene.
Zan. Pian pian, no decidemo, Sti titoli usurparli
          In casa mia no s'usa, ma basta meritarli.
          Se mia sorella è matta d'aver tutto sto ardir,
          Sibben l'è maridada, mi me farò sentir.
          M'è sta supposto ancora, che la s'è messa in aria
          D'aver palchetto all'opera, e certo la zavaria.
          M'è sta da qualche spianzo, che tiolti de scondon
          L'ha sie zecchini in prestio, che l'ha trovà el minchion,
          Che in gondola sta matta el dì la se sbabazza;
          E in maschera ogni sera a spassizar la piazza.
          Ella vero, Fia cara? vu l'averè sentì:
          Se l'è vero, Bettina la gha da far con mì:

Traesto fora da Wikipèdia - L'ençiclopedia łìbara e cołaboradiva in łéngua Vèneta "https://vec.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina:El_marìo_cortesan.djvu/19&oldid=77146"