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          Far bezzi ad ogni costo su quello che se ghà.
          La roba avemo fatta, podemo anca desfarla.
          Coraggio, che sta barca ghe tempo da drezzarla.
          Grazie al Ciel ghe xe pur dei capitali in casa,
          Adesso è da servirsene, per far che 'l Mondo tasa.
          Cossa diseu, Cugnà!
Bort. Per mi son pronto a tutto:
          Questo se sa, che vien dopo el bel tempo el brutto
          Tutto quel, che ghe in casa de mio, de mia mugger,
          Doperello, servivene, che fazzo el mio dover.
          Colla diseu, Bettina?
Bett. Patron. Mi ghe darave
          Anca tutto el mio sangue. Tiolè, quest'è le chiave.
          Abiti, zoje, arzenti, paron mi ve ne fazzo:
          Me cavo anca i manini, se li volè, dal brazzo.
Zan. No me bisogna: sta azion, tanto cara sorella,
          Da mia mugger la merito, che la l'imita anch'ella.
          Adesso, Siora, è 'l tempo de no pensarghe sù,
          E imitar le cugnade nei atti de virtù.
          Elle m'ha dà le chiave de quello che le ghà,
          Vu faressi l'istesso?
Giul. Sì ben, eccole quà,
          Ma non ce n'è bisogno, perch'io con due parole
          A ritrovar v'insegno, quanti denar si vuole.
Zan. La mel diga in volgar, che mi no l'indovino
          In che modo? da chi?
Giul. Da chi? da mio cugino.
          Guardate se vi occorrono due, tre mila ducati;
          E fate che io gli parli, che vi saran contati.
Zan. Eh! so ben che 'l ghe n'ha: nissun ve lo contrasta
          Della so condizion son informà, che basta.
          Ma vu, Siora, in sto caso no pareressi bon:
          Mi quando gho del mio, no voggio obbligazion,
          Se 'l vegnisse per casa, se 'l fasse de zenocchio,
          Bisognerave almanco, che mi serasse un'occhio.
          In casa mia nissun mai sta figura ha fatta:
          E se credè che mi lo voja far, sè matta.
          Se nol savè, a Venezia le spende, e le sparagna
          Ma le donne de casa, Siora, no le vadagna.
Giul. Tutte vostre sciocchezze, a cui solo io rispondo

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