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Nene.
Così lei scansa gli scolgi fatali alla gioventù e non iscapuzza sui medemi, agiutato dalla poesia.
Ubaldo.
Oh! Io sono poeta! Poeta dalla culla, come diciamo noi toshani.
Nene.
Ah! La poesia! la poesia!
Ubaldo.
E forse anche la signora...
Nene.
Io sfogo qualche volta i miei dolori facendo versi.
Ubaldo.
E quella carta... è un suo parto?
Nene.
Uh! mi vergogno.
Ubaldo.
Lasci vedere signora, lasci ammirare.
Nene.
È una sempiata... È un mesto profumo di un'anima vergine...