tosto riarse nella brama di vendicare con l'uccisione del marito, quella del padre. — E per toglier di mezzo il re, subito prese consiglio da Elmichi che era Schilpor (vale a dire scudiero) e fratello di latte del re; e questi la persuase ad associarsi per le sue mire Peredeo, ch'era uomo fortissimo — ma Peredeo non consentì a tanto misfatto, che la regina gli suggeriva; onde costei una notte si pose a giacere nel letto di una sua guardarobiera, che con Peredeo aveva consuetudine carnale, così che Peredeo, di ciò inconscio, venne e giacque con la regina — la quale, essendo già consumato l'adulterio, le chiese se sapesse chi ella si fosse; ed egli nominò l'amica con la quale credeva di trovarsi; ma la regina gli replicò «Non è come credi: io son Rosemunda, e con me, o Peredeo, hai fatto tal cosa che, se non uccidi tu Alboino, egli ti spegnerà con la sua spada». — Colui, apprendendo allora il male che aveva fatto, si dispose a compiere per necessità contro la vita del re ciò che libero aveva rifiutato.
Rosemunda, mentre Alboino in sul mezzodì si abbandonava al sopore, ordinò che nel palazzo si facesse il più gran silenzio, e, portata via ogni altra arma, legò la spada che egli teneva a capo del letto così fortemente da non poterne essere nè tolta nè sguainata; indi, più crudele d'ogni belva, seguendo il consiglio di Elmichi, introdusse il sicario Peredeo.
Alboino, subitamente scosso dal sopore, fatto accorto del pericolo che gli stava sopra, portò al più presto la mano alla spada, ma, poi che non gli venne fatto di estrarla tanto saldamente era legata, agguantò uno sgabello, e con esso per alcun tempo fece difesa.
Ma ahi sciagura! Quest'uomo bellicosissimo e di somma audacia, nulla potè contro il suo aggressore e restò ucciso come uno della plebe inerme; e così per le