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insidie di una femminuccia perì tale, che, famosissimo in guerra, era passato incolume a traverso tante stragi nemiche.

Il corpo di lui fra gran pianti e lamenti dei Longobardi, fu sepolto sotto un ramo di certa scala che era contigua al palazzo.

Egli fu alto della persona ed in tutte le membra ben formato per la guerra.

Ai dì nostri Giselberto, che era stato duca dei Veronesi, ne aperse la tomba e portò via la spada e gli altri ornamenti che vi trovò. E per questa ragione, con quella vanità che è propria della gente incolta, si vantava di aver visto Alboino.


Che Elmichi volle regnare ma non potè.
(Cap. 29)

Elmichi dunque, spento Alboino, tentò di oocuparne il regno, ma non vi riuscì affatto; anzi i Longobardi, troppo addolorati per la perdita di lui, meditavano di farlo morire.

Tosto Rosemunda mandò a dire a Longino prefetto di Ravenna inviasse al più presto una nave sulla quale si ponessero in salvo.

A tale notizia Longino si rallegrò, e con grande premura inviò la nave.

Su questa, Elmichi e Rosemunda, già divenuta sua moglie, fuggendo di notte, si imbarcarono, e, portando seco Albsuinda figlia del re e tutto il tesoro dei Longobardi, rapidamente giunsero a Ravenna.

Allora il Prefetto Longino prese a persuadere Rosemunda uccidesse Elmichi e poi sposasse lui.

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