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Ella, facile com'era ad ogni nequizia e desiderosa di diventar Signora di Ravenna, si prestò a perpetrare quest'altra infamia, e, nell'occasione in cui Elmichi era nel bagno, proprio mentre usciva dalla vasca, asserendo di porgergli bevanda salutare, gli propinò il veleno. Ma come questi si accorse di aver bevuto la morte, con la spada denudata sulla testa di Rosemunda, la costrinse a bere il resto della tazza.
E così per sentenza di Dio onnipotente, quei due assassini scelleratissimi ad un istante perirono.
- SIRIO CAPERLE1
- ↑ Tradotto dal ”Rerum Italicarum Scriptores„ Tomus Primus — Mediolani 1723 — per Lodovico Antonio Muratori — Società Palatina.
De gestis Longobardorum, Pauli Diaconi L. II. — pag. 435.