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e bevudo insieme co i suoi capi, el ga ordinado a so mojer che la beva in te la crépa 1 del so pare Cunimondo.

Rosmunda, povareta, non la voleva bévar; ma, dopo, par forza ga tocà bevar, ma la ga giurà de vendicarse.

In fati ’na note che so marío l’era in leto ’mbriago, l’à ciamado un soldà parche ’l ghe tiráse ’na stiletada.

Morto cussita Alboino. sta dona la ga promeso fede al vendicator de so pare, e la lo gà sposado 2.


IXª — EL MIRACOLO DE CORAGIO DE BARTOLOMEO RUBELE.

La note del primo setembre 1757 l'Adese nostro s’aveva ingrosado fora de misura tanto che gnissún i recordarva ’n afar compagno. L’aqua corendo la portava via tuto quelo che la catava: tronchi de álbari, rote de mulin, tochi de case, barche, insoma tuto; e i ponti i minaciava gran ruina.


    Oltre la ben nota poesia carducciana

                        'Su 'l castello di Verona
                        Batte il sole a mezzogiorno,.....

    ove al C. piacque mescere insieme nella leggenda due forme diverse, quella germanica del cacciatore feroce e quella latina della punizione del tiranno per aver ucciso Simmaco e Boezio e lo stesso papa Giovanni I., sono da ricordare i bei versi dialettali del nostro Matteo Signorio:

                   Belo, drito a caval, ieri no l'era
                        che se vedèa passar, da Re vestido,
                        Teoderico, fulmine de guera,
                        dal diavolo e da i cani custodido?
                   Verona ghe piasèa, l’aria e la gente;
                        l'à tirà su le mura e po' 'l s'à messo
                        a fabricar su ’n montesèl, qua arente,
                   un gran Castel, de quei che no g'à presso,
                        come g’avea l’Imperator d’oriente.....

    Solo è da osservare che il Carducci, seguendo la leggenda nel gran poema dei Nibelungi, volle alla ferocia di Teodorico opporre la visione della Madonna protettrice dei martiri della patria e «dei martìr primizia» Severino Boezio. La leggenda di Teodorico o meglio Teoderico fu illustrata da Carlo Cipolla (Per la storia d’Italia e de’ suoi conquistatori, Bologna 1895) e da P. Rossi (Verona e il Lago di Garda nella poesia carducciana, Bologna, Zanichelli 1908).

  1. Crépa: teschio (vedi Dizion. in fine volume), più usata in veronese crapa.
  2. Alboino, primo re dei Longobardi ebbe in potere Verona verso il 567 e vi regnò per circa 5 anni. Lasciò triste fama tra i veronesi che non l’amarono. La leggenda della vendetta di Rosmunda è magistralmente data in versi appunto col titolo di Una cena di re Alboino dal poeta trentino Giovanni Prati. Il teatro drammatico si popolò di Rosmunde fino alla tragedia del vivente Sem Benelli.
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