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No bisogna biastemar 1


Basta biastéme, fioi, basta biastéme;
     Tuti quanti metémose d'accordo.
     Contro ’sto vissio stupido e balordo,
     Femo ’na lega tuti quanti insieme.

Gnissuno çerto ghe farà da sordo,
     Se volemo éssar degni, e se ne preme
     A quei che ne rispeta e ch'or ne teme
     Qualche volta lassarghe un bon ricordo.

No stemo biastemàr! Che i la finissa
     De dirne gente senza ’ducassion....
     Adesso che l'Italia la se indrissa,

     Volemo che la sia 'na gran Nassion,
     Volemo che gnissun ghe diga su
     E le biastéme no sentirle più! 2.

Attilio Turco 3

  1. Il sonetto popolare fu scritto all'inizio della campagna antiblasfema, quando un Comitato cittadino Veronese, raccolse intorno a sè le forze migliori, rappresentanti di tutti i partiti, per una crociata contro la bestemmia e il turpiloquio. Dal 6 maggio 1922 ad oggi si sono venuti costituendo più che 2400 Sottocomitati, e scrittori di vaglia e poeti di popolo concorsero validamente a diffondere non solo in Italia ma oltre l'Alpi ed il Mare la parola d’amore educatrice.
  2. I Veronesi cittadini non usano pronunciare «biastéma o biastemár», voci più del contado, però il popolano dei rioni eccentrici s’accosta al parlar campagnòlo, che del resto è usato dalla moltitudine più conservatrice e, rispetto al linguaggio, più attaccatta alla tradizione.
  3. Poeta noto col nome di Turcaine in tutti i ritrovi del popolo, recitatore valente, non letterato, però amantissimo del suo dialetto alla buona e della sua Verona bella!
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