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Su i monti de Trento 1
(ANNO 1908)


Più che me perdo in mezo a i monti, imparo
     El cantar de le aque e de le piante,
     In compagnia de un campanil distante
     Che me parla ’l dialeto montanaro ;

E soto a i foghi de un tramonto ciaro,
     Sentà 2 su l’erba e contornà da tante
     Margaritine de l’amor parlante,
     Pensar de voja a ci me sa più caro.

«O margarita dal vestito a stela
     Se te cavo le foje a una a una,
     Pian, sensa farte tanto mal,... cussì....

Vuto 3 mai dirme se sta tera bela
     'Na qualche volta g’avara fortuna?....
     — L'ultima foja m’à segnà de sì! —

Berto Barbarani

  1. Il sonetto fu stampato in Novissima Antologia di scritti moderni a cura di Marianna Martinelli-Rizzardi «pro infanzia abbandonata» (ed. Milano, G. Monzani), ma con la data di Verona 1908: e si badi all'anno, quando il nostro Trentino dolorosamente gemeva e sperava la non lontana liberazione con la vittoria dei fratelli italiani. Berto Barbarani, uno dei maggiori poeti dialettali d'Italia, — caposcuola della poesia vernacola Veronese —, non condivide l'opinione di certi superuomini dell'estetica, i quali pensano e predicano che la poesia patriottica non possa essere vera e grande poesia. Come Diogene a certi sofisti che volevano negare il moto rispose mettendosi a camminare, così il Nostro con questo magnifico sonetto può mostrare ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) che la poesia patriottica, pur nella sua alta espressione del sentimento, può avere il più nobile suggello dell’arte.
  2. Sentà, voce comune in tutto il Veneto: seduto.
  3. Verbo contratto, corrisponderebbe all’antico vostù: vuoi tu.
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