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     Un’affanno di stomaco infernale,
     E ad una voce i convitati poi
     Maladette diranno quelle Nozze
     E maladetto più degli altri il Padre
     Della Sposa.
Nad. Disè, caro sior Giulio.
     Parleù dasseno, o pur a le mie spale
     Ve dirvertiù?
Giu. La non si accorge ancora?
Nad. Mi no, che co’ parlè fè un certo muso
     Che no arivo a capirve.
Giu. Ma le pare?
     Lo dico sol perchè non vorrei ch’Ella
     Gettasse all’impazzata il suo denaro.
     (Vedi avarizia, e cecità!) da se.
Nad. Torè....
Giu. La non getti, Illustrissimo, il denaro.
Nad. Una lira de’ risi, e po.... sior, sì,
     Ancuo no voi sentirme a dir avaro!
Giu. Oh cospetto di Bacco! Avaro a Lei?
     Mi canzona?
Nad. Torè, do polastreli
     Li farè rosti: un bon quarto peromo...
Giu. Ma la prego, Illustrissimo, riflettete
     Che gli Uomini alla fine non son lupi.
Nad. Gavè rason: ma cossa voleu far?
     Se no i crepa, no i dise ch’i ha magnà?
     Podè tor anca un poco de formagio
     Dò seleni, e un fiascheto al’Osteria.
     E quel che avanzerà....
Giu. Lo serberemo.
Nad. Sior no, quello che avanza... In sta zornada

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