Di quest'opera fec'egli dono alla Compagnia Marchioni, che la diede al Pubblico Veneziano sulle scene del Teatro Vendramin nel Carnovale 1822, decorata oltre ogni credere, ed ebbe 18 applauditissime repliche.
Col mezzo de' Giornali venne ciò a cognizione del Giotti, e questo con sua lettera, alla giovine Marchioni diretta, credendo che fosse risorta la sua Commedia, protestò obbligazione, e si diceva risoluto di darla alle stampe.
L'opera del Zanchi, in due atti però circoscritta, fu declamata col mezzo della Compagnia Goldoni sul Teatro della Fenice nel Dicembre di detto anno, onorata della presenza del Sovrano di questi Stati, dell'Augusta di lui Consorte, dell'Imperatore delle Russie, di S. M. il Re di Napoli, ed altri Sovrani ancora.
Tale scelta fu merito delle cognizioni del Nob. Sig. Co. Camillo Gritti, che l'antepose a quella prima, il cui originale nelle sue mani esisteva.
Fu questo il momento, in cui si venne a conoscere, che di questo originale non n'era autore il Giotti, ma bensì il ben noto Comico Veneziano Angelo Valsecchi. Come possa essersi il Giotti vantato l'Autore, non si ambisce di conoscerlo.
Il ricordato Morelli poi, il quale conoscea che l'opera del Zanchi era stata esclusivamente donata alla Compagnia Marchioni, ricorse all'anima generosa del Nob. Sig. Gritti, da cui ebbe l'originale del Valsecchi, e potè rendersi possessore del Scenario usato nel Teatro della Fenice, e rappresentò la Commedia in Venezia, non senza fortunato incontro, sebbene alcune scurrilità non riuscissero grate all'orecchio dello Spettatore, che venne anche a conoscere, che alcuno dei tratti contenuti nell'opera del Zanchi era stato arbitrariamente intruso.
Il Fatto di questa Commedia è patrio, dipinge quale la Giostra, li Giostratori quali, e può servire di documento alla storia. Tali riflessi m'indussero a ricercare il Zanchi di permettermi la stampa dell'opera sua; egli me lo concesse, la stampai, al Pubblico l'assoggetto, e possa, se il Giotti l'altra stampasse, decidersi quale sia la più meritevole di approvazione.