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erudizione, sebbene in me non n'è tanta che possa in altrui giudicarla, tale, che era più atto ad insegnarmi, che punto bisognoso di alcun mio ricordo. Mi fece grazia, quel poco tempo che stemo insieme, di recitarmi i suoi sonetti toscani, oltre a qualch'uno nella propria favella, tutti figurati e maravigliosi; ond'io mi credo mostrar giudizio dicendo, che lo pongo infin da ora nel numero di quei pochi che meglio hanno scritto. Durò per poco tempo al Veniero quest'onorifico posto assegnatogli dal Guselini poichè, viaggiando egli da Roma a Firenze, venne per istrada fatalmente colto dalla morte nell'età freschissima di anni trentasei; e cio seguì nel 1586 per le notizie trattesi da un necrologio manoscritto, che serbasi nella Marciana.

Tra i componimenti lasciati da questo scrittore è famigerata una sua tragedia l'Idalba, che l'Ammirato lodò moltissimo nei suoi Discorsi. Alquante sue poesie toscane furono raccolte e pubblicate dal Serassi in Bergamo1. La canzone la Strazzosa è una delle più leggiadre poesie ch'abbia il nostro dialetto. La castigatezza non è per vero dire sempre sostenuta allo scrupolo, e perciò l'editore Inzegneri raccomanda nella sua prefazione; che se ghe fusse qualche parola che no avesse cussì bon saor, e che fusse contra le creanze, o che zenerasse fastidio in la fede, i se contenta de creder che queste xe cosse fatte da boni cristiani obedienti al santo Papa; ma che qualche volta se dise de le bagatele non troppo salde per accomodarse a la rima. Dopo di che a difendere il Venier dall'accusa, datagli da varj oltramontani, d'esser egli stato autore di un nefando capitolo intitolato la Zaffeta, basti il dire che questo vide la luce nell'anno 1531, prima quindi della nascita di Maffeo, e fu poi ristampato di là da' monti nell'anno 1651.

Abbiamo fatto scelta delle poche cose di questo nuovo scrittore poeta vernacolo da una raccolta non à guari pubblicata in Venezia.

Riscontrandosi nell'autore una fantasia non comune, e molta spontaneità, a noi non resta se non se il desiderio di vederlo costante coltivatore della veneziana sua musa, e salire a quel grado di fama, cui arrivaron tant'altri, che non paventarono le erte cime del nostro parnaso.

Carlo Zilli prete veneziano nato nella parrocchia di s. Pietro di Castello, già addetto a quella di san Vitale, fu precessore dell'illustre abate Antonio Bonicelli nella custodia della celebre biblioteca Pisani a santo Stefano. Dovette lasciare quest'onorevole incarico quando dalla famiglia stessa venne nel 1783 eletto a rettore della chiesa di s. Maria di Boara Pisana, diocesi di Padova, della quale assunse il governo nel 29 giugno di quell'anno. E prima e dopo occupossi sempre nello studio, e nella erudizione storico letteraria; e tanto nei ca-

  1. Rime di Domenico Veniero, con altre di Maffeo e di Luigi nipoti dell'autore. Bergamo, per il Lancellotti, 1751 in 8.°.
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