stati mandati fino dal 1858 dal sig. Antonio Emmerti di Trento, e dal Dott. G. B. Baruffaldi di Riva.
Ad essi ed alle altre persone amiche, le quali coadiuvarono loro e me, rendo qui le migliori grazie ch'io posso per la gentilezza e premura con cui mi porsero la loro intelligente cooperazione. Ringrazio del pari il Dottor Ferdinando Coletti, professore nella R. Università di Padova,1 e il Dottor Francesco Luigi Fanzago per avermi favoriti i manoscritti lasciati dal compianto Dottor Filippo Fanzago (rapito in fresca età alle lettere ed alla sua città nativa, di cui era egregio ornamento), nei quali erano i proverbi da lui e dal Coletti raccolti in Padova, e dai loro amici il Co: Agostino Sagredo di Venezia, Jacopo Cabianca e Bartolomeo Bressan di Vicenza. Io ne trassi oltre un centinaio che inserii nei quattro ultimi fogli di questo volume e nell'Appendice. In quei manoscritti oltre ai proverbi, vi sono molti modi di dire che saranno utilissimi a chi si accingerà a fare il Vocabolario Veneto, che ancor si desidera.
Il Lettore troverà di continuo citate le Dieci Tavole e vorrà saperne qualche cosa. Erano dieci larghi fogli, stampati nel principio del secolo XVI (dopo il 1509, perchè v'è ricordata la Lega di Cambrai), ognuno dei quali conteneva circa 150 proverbi, detti, frasi e modi di dire, in lingua veneziana quasi tutti. Vi erano frammisti alcuni proverbi greci e toscani, qualche lombardo e napoletano, due francesi, due spagnuoli, uno pugliese, uno marchigiano: vera imagine della popolazione di Venezia nel cinquecento, composta di gente di ogni paese, quà convenuta per amore de' traffici, delle arti e della libertà. Ebbero tosto una fortuna straordinaria: furono ristampate quelle Tavole, in forma di volumetto, a Roma, a Torino nel 1535, di nuovo a Roma nel 1536 e altrove più volte. Delle prime ristampe io
- ↑ Defunto, con generale cordoglio, nel Marzo 1881.