tare, e perciò i cadaveri al suo arrivo putivano. Quando alcuno ha mal odore, il volgo dice: El spuzza che el consola; cioè: pute come il cadavere che aspetta il Console. Ma siccome lo pronunzia con l'o stretto, mentre dovrebbe pronunziarlo con l'o largo, confonde questo verbo con l'altro Consolare, allegrare.
Contraltare. Alzar altare contro altare vale movere rivalità, opposizione di pari forza; espressione che dev'essere notaerrata corrige originale ai tempi dello scisma.
Copano. Nome che si dà agli orfani dell'Ospitale della Misericordia e di S. Valentino, forse da un abito marinaresco che sul principio si adottò per vestirli.
Covalo. Caverna.
Corniole. Lumaca nella sua conchiglia.
Corpo. Andar al corpo vale andar al funerale ed al banchetto, che anche oggidì i contadini usano, come in antico, far seguire alla tumulazione del parente.
Costo per Passivo. Testamento Proto: Sia messo al costo del convento.
Cremese. Colore col quale vestivasi il capo degli Inquisitori di Stato a Venezia; magistrato pronto a cogliere i delinquenti. Per antonomasia il volgo lo diceva il Cremese; e dire ad uno che sta per fare un'azione cattiva: Occio, che anco i fa el Cremese, è quanto avvertirlo che la punizione lo coglierà tosto.
Crepa. Teschio. Beverne una crepa è termine basso, che vale berne una scodella. Certo qui si ricorda il tempo in cui bevevasi nel cranio dei vinti.
Croda. Sasso di monte dirupato.
Crote. Il rospo grande, detto in buon Italiano Botta. La nostra voce, che si ode a Schio principalmente, simiglia al crapaud dei Francesi.
Cunetta. Nella macchina che si suole nei tempi lieti trascinare per Vicenza il giorno del Corpus Domini, ed è detta la Rua, havvi nel mezzo una ruota che gira, fatta con mirabile artificio di raggi, che sono conche movibili. In ognuna siede un fanciullo, il quale gira con la ruota senza mai capovolgersi. Questa cunetta, ossia questa ruota così fatta, fu introdotta nella Rua quando essa si strascinò l'anno 1581 per festeggiare Maria d'Austria, che passava per Vicenza (vedi Lettere descrittive del Pigafetta).
D. Lettera usata per z (vedi in principio le Passioni del dialetto Veneto in Vicenza). Il volgo gentile d'oggidì alle volte raddolcisce questa lettera coll’affine T. Per esempio, dice Trissino, mentre il contadino pronuncia Dresseno. Le lapidi antiche stanno con quest'ultimo, e scrivono Drepsinates, nominando quelli di quel paese.
Dà. Dado e Dadi. Indeclinabile.
Dagandoghe per Dandogli. Voce scritta nel Testamento Proto 1412, e vive nel contadino grosso. Non odesi a Venezia; pure Boerio la registra, nelle Giunte.
Daspò per Dopo.
Degore. Aque così dette dai loro condotti. Lodovico Povegliano, an. 1576: Aquarum ducti, sive degore villarum. Voce che trovasi spesso ripetuta a Vicenza e ad Este.
Denanze. Davanti. Testamento Proto: La morte ze sempre denanzo ai occhierrata corrige originale.
Deputà. I Presidi al Municipio. Erano così detti ad utilia, ed avevano il Capo dei Deputà.
Do per zo, ossia giù.
Doja. Doglia. I malevoli od invidiosi amanti sogliono alle volte deridere o vituperare i loro rivali od i loro delusi col condurre una traccia d'erba dalla casa della fanciulla a quella dell'insultato. Questo dicesi far la doja.
Doman. Voce antiquata, che vale Tramontana. Dice il Testamento Proto: La qual casa è in borgo Berga appresso li eredi di Perdon Repeta da doman, e da mezzodì appresso Bartolomeo de' Squarzi.
Dossanti. Villaggio dei Sette-Comuni, composto delle Parochie di S. Caterina e S. Antonio, così nominato fino dal 1340 (vedi Macca, Tom. XIV. pagina 42. 172).