PREFAZIONE
Ho raccolto per ordine alfabetico due grossi volumi di voci usate a Vicenza e nel suo Territorio. I nomi geografici o topici, le voci contadinesche, le urbane, le moderne, le antiche, tutte hanno ed ebbero ingresso nella mia congrega; quelle solo escludendo, a cui nulla seppi aggiungere dopo che furono registrate nei Lessici del Patriarchi e del Boerio.
Quest’ampio tesoro di vocaboli, fatto sopra sì vasto disegno, benchè oggidì cresciuto assai, è piccola cosa in confronto di quello che riuscirebbe s’io potessi valermi di tutti i materiali che desidero. Ogni villaggio ha le voci sue proprie, come di molte me ne hanno fatto fede i Summarioni censuarj. Ogni archivio delle nostre vecchie famiglie trova ne’ suoi cartabelli, scritti dagli antenati nostri nella semplicità delle loro costumanze, voci oggidì inusate al domestico consorzio e commemorative d’usi e d’industrie, e di agi economici interessanti e perdutisi.
L’idea di costruire un Dizionario di un dialetto Vicentino, singolare nella sua essenza, non venne mai nel mio capo. Le poche differenze della pronunzia usata a Vicenza da quella di Venezia, e le voci novelle che si odono in essa città non costituiscono un linguaggio sì particolare fra noi da dirlo nemmeno un suddialetto del Veneto.
Non è che da poco tempo avvenuto che alcuni scrittori Vicentini si persuasero, per troppo zelo di autonomia, parmi, intitolare le Opere loro scritte in Visentin. Questa denominazione non era conosciuta nella letteratura dei nostri padri. Essi scriveano il Veneto ed il Pavan. È vero ch’essi con queste parole intendevano tutt’uno il parlar di Vicenza, salvo la differenza dell’urbano dal rustico; ma è utile tener conto del come lo chiamavano per adocchiare la tradizione che ce ne ricorda la provenienza. In ambe queste classi i Vicentini hanno scrittori non ispregevoli. Io non separai l’una dall’altra, e registrai le voci come mi venivano all’uopo, purchè avessi certezza ch’erano scritte o parlate da penna o da lingua