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uccelli. A Breganze la Madonna del Rozzo è la Madonna di Settembre, perchè le alpigiane scendono quel giorno a quella villa, e ne riportano a casa un rozzo di grappoli d' uva. — Dicesi un rozzo di case un piccolo gruppo di esse. — Sul lago d'Iseo Ros è uno stormo di uccelli ed una follata di pecore (vedi G. Rosa, Documenti storici, pag. 12).

Rua. In origine sembrami indicasse altezza acuminata. Una posizione alta e montuosa nel Vicentino, ed una nel Padovano, così si chiamano. Oggidì per Rua il popolo infimo intende ruota; ma significa poi per tutti quella macchina che in forma d'aguglia si usa strascinare il dì del Corpus Domini nei tempi lieti per la città di Vicenza. Si reputa che la sua instituzione risalga a tempi immemorabili. Dai memorabili in poi essa contenne sempre nel vano della sua base una ruota, e da questa si vuole che traesse il nome. Ma è da sapersi che soleano accompagnarla altre macchinette eguali, dette ruele, e queste non aveano ruote, per cui rimane intatta la prima presunzione sulla sua etimología.

Ruele (vedi Rua).

Ruetta. Nome di una contrada, perchè in essa si trovava il pertugio a ruota, che introduceva i bastardelli nel loro ospizio.

Rumare. Poppare. L'usano i contadini, probabilmente non ancor dimentichi della Dea Romulia. Quanto più ascosa tra i villaggi rimotissimi, tanto più è solenne monumento questa voce dell'arcaismo dei nostri dialetti.

S

Salbanello. È un folletto veduto dai nostri cocchieri sotto la forma di un fanciullo vestito di rosso, che vuole imbizzarrire nella stalla. Dicesi anche a quel bagliore che si fa guizzare nell'ombra traviando con uno specchio il raggio del Sole. È probabile che per un qualche gioco di luce consimile molte località abbiano acquistato questo nome. — Salbanare, Salbanelle, per lo più valli strette, profonde, sono quasi fenditure tra i monti.

Salbego. Selvatico.

Salgaro. Salice. Voce del Testamento Proto, viva pur oggi.

Sambuelo. Salsicciotto di carne la più trista.

Sassino. Assassino. Sessi, sassi, sassini, dicesi essere il caratteristico di Sandrigo, ameno villaggio sul margine dell'Astico. Il volgo con questa cacofonía descrive la costituzione politica, geologica, morale di quel paese. La famiglia dei Conti Sessi di Reggio, che avea ottenuto in feudo quel luogo dagli Scaligeri, vi aveva tanto attecchito, che fra poveri e ricchi ogni quattro famiglie del paese una era della sua stirpe. L'Astico colle sue frequenti alluvioni vi aveva e vi ha riempito i campi di ghiaja, e le cattive leggi dei secoli XVII. e XVIII. avevano dato l'impunità d'ivi abitare a diversi malfattori, che in quel gremito ricapito di vie transitorie vi facevano troppo bene i loro affari.

Sbarra. Usasi in più luoghi del Vicentino far la sbarra, ossia segnare un filo d'erbe e di fiori a traverso la via che deve servire alla sposa che va a marito fuori del luogo natío. Questa gentile testimonianza di dolore non era così dolcemente attestata nei Sette-Comuni prima del cadere della Republica Veneta. — Ivi s'impediva alle spose daddovero l'uscire dal paese se non pagavano un tre per cento della loro dote a beneficio delle donzelle che restavano. Si provarono invano quei popoli nel 1815 di ricuperare anchè questo diritto.

Sbeccare. Vociare; ma dicesi propriamente delle voci sottili donnesche o fanciullesche. Manca al Boerio.

Sborazzare. Correre a diporto e sfogarsi.

Sbrefelà. Nelle Poesie di Menon, Begotto e Magagno, pag. 153, vale stracciato. Oggi si usa a significare chi porta un margine lungo il viso, appunto quello che i Francesi chiamano balafré.

Sbroncolare. È proprio levare i

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