saurire le facoltà creative di Riccardo Selvatico. Seguì allora un lungo periodo di ricerche, di tentativi, di ondeggiamenti, di irate ribellioni e di tedio profondo, il quale a me, che ne fui testimonio, fece spesso pensare che l’artista ha diritto ad un po’ di gioia e di ebbrezza compensatrice meno assai per lo sforzo fecondo delle opere condotte a maturità che per l’intimo strazio delle opere abortite!
Anche la vita di Giacinto Gallina comprende un penoso periodo di sterilità, che comincia col 1880 e arriva al 1888; ma di quella sterilità assai diverse erano le cause. Egli aveva già dato al teatro una produzione mirabilmente copiosa — dodici commedie e non era ancora trentenne! — ora sentiva la prima inspirazione farsi un po’ stanca, intuiva gli avviamenti nuovi del pensiero e dell'arte, non poteva nemmeno sfuggirgli (se pure la critica gli lo avesse taciuto) che l’originaria tendenza romantica gli forzava talvolta la mano, suggerendogli dopo la contenuta dolcezza del Moroso de la nona, la sentimentalità melodrammatica de La Chitara del papà, e dopo il miracolo gentile degli Oci del cuor, la sentimentalità sermoneggiante de La mama no mor mai. Rinnovarsi rimanendo sincero, — era il proposito e il tormento di Giacinto Gallina.
In Riccardo Selvatico la crisi nasceva, per contro, dall’eccesso dello spirito analitico, il quale si manifestava con la simultanea molteplicità delle vedute, con lo scrupolo meticoloso della forma, con la manìa dell’assoluto e del perfetto, con l’assillo inesora-