tamente per un'idea o per una frase, è di necessità un perdigiorno o forse un rompicollo.
Come li smentì Riccardo Selvatico divenuto Sindaco! Egli, che s'era indotto ad accettare l'alto ufficio solamente dopo lunghe reluttanze, vi portò quell'istintiva armonia di virtù ideali e di praticità che può ben supplire alle lunghe preparazioni tecniche. La cura scrupolosa con la quale fino a quel giorno aveva elaborato le forme dell'arte, la trasferì nella trattazione del pubblici affari; e il poeta si rivelò — inaspettatamente per chi non lo conosceva — amministratore provvido e sagace.
S'era presentato al Consiglio Comunale il 12 maggio 1890, con un eloquente programma di iniziative e di riforme e tenne la parola. L'Amministrazione da lui presieduta affrontò per prima, con moderna larghezza di idee, il problema delle case popolari, dando vita ad una instituzione benefica, che fu imitata altrove, quando la legge intervenne ad agevolare l'opera dei Comuni. Essa migliorò le condizioni dei maestri, non volendo che «i tristi consigli del bisogno spingessero gli educatori del popolo a smentire con l'esempio quanto dovevano insegnare con la parola»; introdusse nella scuola elementare innovazioni geniali; fondò la Scuola professionale femminile; ideò una Scuola superiore di architettura e ne formulò gli statuti, che le vicende elettorali impedirono sfortunatamente di attuare. E fu, infine, concezione e iniziativa personale di Riccardo Selvatico quella grande Mostra internazionale d'Arte, che do-