Un verso famoso dell’Adelchi:
.... Gli estinti, Ansberga,
Talor dei vivi son più forti assai
aveva particolarmente richiamato la sua attenzione sulla diversa influenza che la memoria dei morti esercita sui vivi e sulla diversa maniera di comportarsi dei vivi rispetto alla memoria dei morti. Intorno ai due motivi egli era venuto raccogliendo un largo materiale psicologico, una folla di osservazioni profonde ed argute, e le aveva atteggiate a forma drammatica o comica. Ora, quest'argomento così originale, così suggestivo, — il solo fra cento altri affrontati e abbandonati, che continuasse insistentemente a tentarlo, — egli lo riprese con ardore e lo trasportò in un mondo ove difetti e virtù hanno una fisionomia scolpita ad alto rilievo: nel mondo dell'arte.
Uno scultore, di ingegno forte e squilibrato, spregiatore di tutte le convenienze della vita, tratta con cinica brutalità la moglie, umile donna ammalata, e s'innamora follemente di un'amica di lei. La moglie muore, egli sposa l'altra con impazienza crudele, ma allora l'immagine della dolente che non è più risorge, gli cresce nella memoria, gli riconquista il cuore, mentre quella stessa immagine si offusca e dilegua in coloro che la amarono o credettero di amarla e che ormai si sono accomodati alle esigenze della nuova vita... Questo il tema, ch'egli voleva incarnare in una azione intensa, appassionata, ricca di movimento, in cui si alternassero di continuo la tristezza e la comicità.