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Santa Maria dei Frari sta una bara coperta di fiori; e diffusa a’ suoi piedi una pioggia di fiori, simboli soavi e tristi di una giovinezza immaturamente caduta. Esce la bara sorretta da braccia fedeli, fra un tacito corteo, nel piazzale inondato di luce; ed ivi la voce tremante di Domenico Morelli porge l’addio supremo all’artista che nella sua candida serenità non aveva nè concepito nè dipinto immagini di tristezza. Giacomo Favretto esulava per sempre dalla sua Venezia.

16 febbraio 1897. — Da una cella mortuaria dell’ospedale, muove, preceduta da un’umile croce, un’altra bara; attraversa le strade, i campi affollati, e giunta ai piedi di un’arguta statua sorridente, le braccia fedeli la innalzano tre volte, ad affermare la parentela ideale dei due spiriti, a dire il cuore di Venezia che abbracciava maternamente i due lontani figliuoli. Giacinto Gallina si ricongiungeva per sempre a Carlo Goldoni.

22 agosto 1901. — Nel silenzio notturno, nel silenzio angosciato dei cuori, arriva ansimando il funebre convoglio: echeggiano le lente armonie della morte; una bara è calata da braccia fedeli, scomparisce sotto una porpora stemmata del leone di San Marco, fra singhiozzi, fra un reclinare di bandiere, fra l’irruenta pietà della moltitudine. Riccardo Selvatico tornava per l’ultima volta alla sua Venezia.

A. Fradeletto.


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