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sempre occulte nel mio tavolino, ed a consegnarle alla pubblica luce; ma ohimè! e come risolvermi ad un tale cimento? e come, sopra tutto ciecamente fidarmi d'una esternata imparzialità? Risolsi pertanto di rivolgermi ad un uomo per sola fama a me noto, e dotto ed onesto, onde potere con piena fiducia appoggiarmi sulla sua franca ed ingenua opinione. Scelto questo degno soggetto, volle egli, per sua non comune politezza e modestia, invitarmi ad un ristretto ma scelto crocchio d'intelligenti uditori per maggiormente confortarmi di quel franco parere ch'io desiderava d'udire. L'effetto ottenuto fu quello di vedere con esuberante compiacenza accolto il tenue lavoro, e promesso spontaneamente dal prescelto mio giudice l'onore della stampa. Essendomi allora sembrato di comparire soverchiamente ritroso se mi fossi mostrato perplesso, accettai di

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