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primo luglio” ec. Non può veramente dirsi che le querele messe in bocca di pre Agostino sieno in dialetto veneziano, ma v'ha un miscuglio di veneziano e italiano. Vediamone un picciolo saggio:

 Qual sorte, qual destin, qual stela o fato,
Qual celeste ira e qual divin flagelo
In questa Cheba m'ha chiuso e serato?
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
 Qua ben creder se può che d'ogni vizio
Si chiama in colpa chi vi sta rinchiuso!
Oh crudel mio destin, oh duro ospizio!
 Mi porgono il mangiar per un sol buso
Con l'acqua che mi dan 'n vece di vino.
Or con ragion il mio peccato acuso;
 E più mi duol che ogni sera e matino
Da meggio dì, e a tute quante l'ore
Mi chiaman i fanciui: o pre Agustino?
 Mi danno alcuna volta tal stridore
Che son costreto de pissarli adosso
Per isfogar alquanto el mio dolore ec.

Di altro Opuscoletto senza data in 8.vo, ed impresso coi caratteri stessi dell'antecedente, intitolato; Frottole nuove de Lazaro da Crusola. Con una Barzeletta et alcune Stanze a la schiavonescha et due Barzelette a la bergamascha. Cosa da ridere, giova qui trascrivere una delle Barzelette in dialetto. Il Lettore non immagini di trovar la poesia delle scuole. I Canti popolari non sono che la espressione di

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