Ma nella poesia dialettale triestina — poichè è di questa che qui si vuol parlare, non di glottologia — abbiamo noi la possibilità di stabilire un preciso confine, una esatta linea di demarcazione, fra la poesia vernacola ancora ladina o friulana e quella venezianeggiante, o almeno venetizzante, venuta in onore più tardi?
Ecco. Di esempi poetici in dialetto triestino antico si aveva fino ad alcuni anni fa soltanto un sonetto tramandatoci dagli studiosi. È del 1796, ed è quasi anonimo, poichè non reca altra firma che questa: In segno de venerazion, un ver triestin. G. M. B.
Il sonetto fu scritto per la consacrazione di un vescovo, e venne pubblicato la prima volta nel Caleidoscopio di Trieste nell'anno 1845; poi fu ristampato nel 1882 nell'almanacco Il campanone di San Giusto, col seguente commento:
«Quel dialetto misto veneto che ora si parla a Trieste data dal principio del secolo nostro, quando per il forte incremento del suo commercio, a poco a poco vennero a popolarla non pochi estranei (?), allettati dalla speranza di subiti e grossi guadagni. Nei secoli anteriori, quando Trieste era ancora di àmbito mo-