Collezione delle migliori opere scritte in dialetto veneziano/Volume 6/Prefazione

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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PREFAZIONE


Sin dall'anno 1815 si pubblicarono per la prima volta co' torchj della nostra Tipografia le Poesie di Francesco Gritti insieme raccolte, e furono precedute dalla Vita di lui, scritta elegantemente dal ch. Professore dell'Università di Padova l'Ab. Antonio Meneghelli. Ora si consegnano esse nuovamente alla luce, ma con tali differenze da raccomandarsi questa edizione per nuovi pregi suoi proprii. Tra gli Apologhi più venusti dell'Autore si è giudicate di scerre i venustissimi, e se n'è assai migliorata la lezione. Agli Apologhi tiene dietro la spiritosa sua Favola Chinese, intitolata il Brigliadoro, che ora esce [p. 6 modifica]in luce per la prima volta, e forma il secondo Volume destinato alla Raccoita nostra.

Nacque il Gritti in Venezia il dì 12 di novembre 1740, e indossata a suo tempo la toga patrizia, sostenne sin al cadere della Veneta Repubblica un onoratissimo posto tra i Giudici ne' Consigli de' Quaranta. Studiò con ardore le lingue spezialmente viventi, e scrisse con varia fortuna diverse Operette nelle quali il riso e la gioia scherzano sempre festevoli. Nel dì 16 di gennajo dell'anno 1811 egli pagò l'inevitabil tributo dopo avere spesi i suoi giorni nella imperturbabilità del filosofo, che se pure viene colto dai guai della vita non manca giammai di maschia virtù in sostenerli. Molto verace è la pittura che dell'umore del Gritti ci ha lasciata il suo illustre biografo. "Con un aspetto grave, taciturno, pensoso, più amico della solitudine che del conversare, avea sortito un'anima lieta e scherzevole.... Più [p. 7 modifica]dormiglioso che desto, molto raccoglieva dagli altri e poco dava del proprio.... Quando si facea narratore il riso e la gioia scherzavano sul volto di quanti lo udivano, ed egli solo così se ne stava in sul serio, che l'avresti creduto un nuovo Uticense; il quale contrasto fra le persone e le cose addoppiava mirabilmente l'effetto.... Non v'era un solo fra i tanti Apologhi dall'aurea sua penna dettati che non gli fosse presente.... Visitava molte società nella sera stessa, o più sere vivea colla ricca società de' suoi pensieri.... Era severissimo giudice di se e de' suoi scritti; e non degenere dagli Ariosti, dai Tassi, e dai Metastasii, spendeva più mesi nel ritoccare quell'Apologo che forse avea in pochi istanti dettato."

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