La fondazion di Venezia/Azione quinta
Edission original: |
"Tutte le opere"
di Carlo Goldoni;
a cura di Giuseppe Ortolani; |
Fonte: |
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AZIONE QUINTA
BESSO e detti.
BESSO
Oimè! coss'è sta cossa?
Donca no xe segura
Gnanca la nostra povertà infelice
Dall'ingordisia vostra? In ste lagune
Cossa spereu trovar? Qua no ghe nasce,
Oltre i frutti del mar, che poche erbette,
Cibo anca scarso a zente poverette.
ADR.
Quietatevi, buon vecchio: io ve lo giuro,
Cupidigia crudel noi qui non tragge;
Abbiam oro, abbiam gemme,
Voi ne sarete a parte.
BESSO
A prezzo d'oro
La nostra libertà nu no vendemo;
Liberi semo nati,
Liberi moriremo.
ORON.
Come franco ragiona in sua favella!
LIS.
Oh cara libertà, tu sei pur bella.
ADR.
La deità tutelare,
Che la vostra innocenza ama e difende,
A vostro pro quivi ne scorta: avrete
In noi fidi compagni, e non nemici.
Liberi voi, liberi noi, godremo
Quell'armonia beata
Che invidia non ammette, o gara, o fasto;
Se non che sarà nostro
Di difenderla il peso, e il frutto vostro.
BESSO
Quando la xe cussì, sbasso la testa
Al decreto del ciel; ma perché mai
Aveu lassà le vostr'alte fortune
Per abitar in povere lagune?
ORON.
Fortuna è sol dove la pace alberga;
Quanti credon l'impero
Esser degno d'invidia, e non è vero.
LIS.
Fortuna è solo dov'è il cor contento;
Quanti credono un regno
Esser felicitade, ed è tormento.
ADR.
Arde l'Italia tutta
D'empio foco crudel che l'ira accese;
Il povero paese
Geme sotto il gran peso
Delle barbare schiere, onde scuotendo
Il tirannico giogo,
Quivi siam scorti a stabilir la sede
D'una reggia felice
Sovra i cardini suoi: Giustizia e Fede.
Regnerem, ma il nostro impero
Sarà giusto, e non severo.
Il vassallo dal regnante
Sarà lungi un brieve istante,
Anzi parte di quel soglio
Senz'orgoglio - anch'egli avrà.
Ma chi è colei, che in rozzi panni avvolta,
Tanta ostenta beltade e leggiadria?
Quella che a noi sen vien...
BESSO
Quella è mia fia.
ADR.
Qual Venere novella,
Ebbe il natal fra le sals'onde anch'ella.