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Vicentina. Il farne distinzione era opera difficile ed è, perchè deboli sono gli studj preparatorj. Il Veneto è ricco di libri teoretici; il Pavan n’è privo. Ove le leggi di questo non sieno conosciute, come si fa a distinguerlo di colpo in un paese ov’è misto ad un altro? Il Patriarchi e il Brunacci, che raccolsero le leggi e le origini di quello di Padova, fanno cadere in errore chi credesse ch’essi trattassero il Pavan di cui parlo. Essi nelle loro Opere cercarono solo l’origine e le regole del dialetto Veneto in Padova; essi non si degnarono nemmeno di registrare la voce Pava e tradurcela. Io credo essere il Pavan un dialetto anteriore al Veneto, guastato, raffazzonato da esso; ma che in origine si fondi su quello che parlarono gli Euganei e gli Etruschi, veri antenati del presente villico Patavino e Vicentino.

Lo studio di questo dialetto porterà a belle conseguenze chi lo condurrà di pari passo alle lingue antilatine; e benchè difficile il frutto da ottenersi, non è impossibile, essendoci tramandati monumenti del Pavan da chi lo scrisse in tutti i tempi moderni, e per la tenacità dei contadini a conservare i suoni in uno al significato delle voci dei loro progenitori, ancora in gran parte esistente.

Questa catena d’idee cominciò ad inanellarsi in me dopo l’accidente che mi avvenne d’incontrarmi in alcune Iscrizioni Etrusche negli antri dei colli Berici. Io pensai che vi potrebbe essere affinità e parentela fra quelle cifre incomprensibili, ma sillababili, scolpite sui macigni, e le voci goffe, bistorte, eruttate dalle gole ispide dei montanari, il cui significato è preciso sì, ma d’ignota radice. Questo proposito mio non era nè strano, nè nuovo. Il Lanzi ne avea inculcato l’utilità agli Etruscisti. Incominciai dai nomi proprj dei luoghi, e conobbi subito che il mio lavoro non era perduto all’intelligenza; imperciocchè osservai la costanza di un nome apparentemente di nessun significato affisso ad un carattere fisico costantemente lo stesso. La bisogna, dissi allora, non può mancare di crescere, ove non manchi la fatica e la critica.

L’antichità delle voci che segnano i nomi proprj dei paesi non è da porsi in dubbio per altissima; il Cristianesimo ce n’è mallevadore per quei molti che ce ne ha conservato. Immemorabile è il tempo in cui il nome di un Santo fu aggiunto ai primitivi di molti luoghi. S. Pietro in Gorzone, S. Pietro in Trigogna, S. Vito in Leguzzano ci fanno fede che Gorzone, Trigogna e Leguzzano sono più antichi dei Santi che oggidì li distinguono. Che poi gli Etruschi conoscessero i nomi dei paesi, e quasi come noi li scrivessero, gli esempj trovati di Tesin, Laris, Ponzanoerrata corrige originale nei paesi che ricordano ce ne assicurano.

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