Se no i xe mati no li volemo/Atto secondo

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.

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ATTO SECONDO.




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Tinello in casa di Momi.

Porte, in fondo e a destra; a sinistra, una finestra.

Tutto è molto semplice e antiquato: la tavola, il divano, alcune belle stampe di costruzioni classiche dell'architettura, alle pareti. Accanto alla finestra, una piccola scrivania con il cestello del ricamo ed una lampada.

È sera. La tavola è apparecchiata soltanto per Momi, con un tovagliolo in un canto: il piatto della minestra è coperto da un altro piatto capovolto. [p. 81 modifica]


Ginetta, seduta alla scrivania, legge attentamente un libretto gualcito e segna alcune note sul bordo delle pagine. È vestita da casa, quasi poveramente. Irma entra di destra: vestita da ballo, molto scollata, molto dipinta. La segue la sartina che ha portato quel bel vestito chiaro e che, seguendola, le aggiusta un nastro sul fianco. Ginetta rapidamente nasconde il libercolo nel cassetto della scrivania, si alza e guarda gelidamente Irma che si pavoneggia.

Irma

a Ginetta.

Cossa te par?

Ginetta.

Me par.... ben.

Irma.

Co'l scial, po', e co i recini de coralo.... [p. 82 modifica]

Ginetta

sorpresa.

El scial?

Irma

ridendo.

Me lo porta Sioria.... se semo messi d'acordo.

Ginetta

con un piccolo scatto.

Ma'l papà, cossa diralo? Ti sa che xe nato un barufon per quel scial!

Irma.

El papà no deve saver gnente. Doman matina Sioria lo rimete al so posto.

Ginetta.

Ma i te vedarà!

Irma

con una smorfia.

Basta dir che no xe vero.

Alla sartina.

E, alora, la ghe diga a la sua parona che tuto va ben.... che son stada proprio contenta stavolta. Se la vol andar.... [p. 83 modifica]

La Sartina

un po' imbarazzata, mostrando la busta della fattura.

Ma.... la sa, signora....

Irma

torce la bocca, sdegnata.

Ah!

La Sartina.

Mi go avuo ordini.

Irma

rude, sgraziata.

E, alora, bisogna che la se adata a 'spetar mio mario. Mi no ghe no colpa se 'l tarda!

La Sartina.

'Spetarò.

Siede.

Irma

fremendo, a Gineta.

To pare xè sempre quel insemenìo de 'l qual no se pol mai fidarse.

Guarda la sveglia.

Squasi le nove! E se magna a le oto. E [p. 84 modifica]pur el saveva che stasera ghe gera bisogno de lu! Far ste figure! Me vegnaria vogia de spogiarme, de mandarghe el vestito indrio a sta petegola che no la se fida de lassarmelo se no lo go pagà.... e andar in leto.

Alla sartina.

Ah, ma se la crede la so parona che mi torna a servirme da ela.... Tute le picole distrazion che se pol torse in sto paese de contadini, le ga sempre da andar a finir in tanto de velen! E Momi el xe deventà mato. Mi digo che'l xe deventà mato. Da la matina a la sera, adeso, el xe sempre in ziro. E stanote 'l xe tornà a casa a le do. Lo gastu sentio?

Ginetta.

El sarà andà co i so amiçi a far la partia.

Irma.

Prima no l'andava.

Con sarcasmo.

No digo miga che 'l me fasesse un gran regalo a star in casa.... [p. 85 modifica]

Nana entra dal fondo. È una vecchia serva con gli zoccoli; ha i capelli grigi raccolti sotto un fazzoletto giallo che si annoda sulla nuca. Si avvicina alla tavola dopo di aver guatato con un ghigno il vestito sfarzoso di Irma.

Ginetta.

Nana, bisognerà scaldarghe la minestra al papà.

Nana.

Gero venua a posta per questo. No 'l xe gnancora tornà?

Ginetta.

No.

Nana

prendendo il piatto della minestra.

Che ghe sia capità qualche desgrazia?

Irma

rude.

Cossa voleu che ghe sia capità? [p. 86 modifica]

Nana

guatando Irma con ira.

Povaro diavolo! No la saria miga la prima!

Esce sbattendo gli zoccoli.

Irma

cerca delle sigarette in una scatola di legno: ne prende una, accende. A Ginetta.

E ti?

Ginetta

guardando preoccupata la sartina.

No fumar, Irma. Dopo, i ciacola fora....

Irma

alla sartina, con sarcasmo.

Ghe dà fastidio?

La Sartina

un po' confusa e sorpresa.

A mi no, signora.

Irma.

Manco mal.

A Ginetta.

No ti te cambi ti? [p. 87 modifica]

Ginetta.

Dopo.

Irma.

Varda che a le diese, mi no 'speto.

Sioria entra. È infreddolito e intabarrato. Sotto il tabarro, ben nascosto e avvolto nella carta, reca lo scialle.

Oh, Sioria!

Sioria

circospetto.

No'l ghe xe miga, ah?

Irma.

No.

Sioria.

Lo go quà.

Irma.

Feme véder.

Sioria

dandole il pacco.

Me raccomando. [p. 88 modifica]

Irma

spiegando e rigirando estasiata lo scialle.

Che belo!

Se lo butta sulle spalle e si guarda dentro un piccolo specchio, che è sopra la mensola.

Ginetta.

Scóndilo: xe megio.

Sioria.

Sì, la lo sconda: se no ghe vado de mezo mi.

Irma

ridendo.

E cossa voleu: che'l ve magna? Tanta paura gavè de mio marìo?

Sioria.

Bisogna che lo 'speta.... Go da darghe una letara.

Irma

fingendo gelosia, con sarcasmo.

Che letara? Digo? [p. 89 modifica]

Sioria.

Bisogna che ghe la consegna a lu.

Irma

fingendo gelosia, con sarcasmo.

No se pol gnanca veder la busta?

Sioria.

No.

Irma.

Segreti? Caspita!

Ginetta.

Sioria, ancuò el papà no'l xe sta al Manicomio?

Sioria.

No, no xe vegnuo nessun. Sior Piero Scavezza el xe andà fora anca lu stamatina a le undese, e no'l xe più tornà....

Sottovoce a Ginetta, preoccupato.

Xe vegnue, inveçe, le guardie.

Ginetta

con un moto di terrore.

Cossa? [p. 90 modifica]

Sioria.

Ssst!

Irma ha ripiegato lo scialle, e lo va a deporre nella propria stanza, di là.

Ginetta

ansiosa a Sioria.

Le guardie?

Sioria.

A portar un aviso de contravenzion....

Ginetta

ansiosa a Sioria.

Per el papà?

Sioria.

Per tuti tre.

Ginetta.

Cossa gali fato?

Sioria.

Schiamazzi notturni.

Ginetta

al colmo della sorpresa.

Lori? [p. 91 modifica]

Sioria.

Stanote. Mi me par de insognarme. Go domandà se i se gera sbagliai; go vardà i nomi: eco.

Trae di tasca un foglietto e lo fa vedere a Ginetta.

Ginetta

legge.

Madona Santissima!

Preoccupata.

Ma no diseghe gnente a la Irma, per l'amor de Dio!

Sioria.

No la gabia paura.

Rimette in tasca il foglietto.

Ginetta

ripensandoci.

Schiamazzi!... Ma gaveveli bevuo?

Sioria.

Cossa vorla che i beva? Late per rinforzarse, chè i sta in pìe tuti e tre per scomessa. [p. 92 modifica]

Ginetta.

Ssst!

Irma rientra di destra.

Nana

appare sulla soglia dell'uscio di fondo. Torva a Irma.

Ghe xe’l professor.

Irma

sorpresa e preoccupata.

A sta ora?

Nana.

Sissignora: anca a sta ora.

Irma

a Ginetta.

Ma no'l sarà miga vegnuo a torne? No'l vorrà miga che andemo adesso?

Rosolillo appare. La Nana si ritira dopo di averlo squadrato con una smorfia.

Rosolillo

a Irma.

Buona sera.

Le bacia la mano.

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Irma.

Oh, bona sera, professor.

Rosolillo

a Ginetta con lieve inchino.

Signorina!

Ginetta

rapida.

Bona sera.

Rosolillo

guardando Irma, ammirandone il vestito.

Già pronta? Oh, una cosa incantevole!

Irma.

Merito de la sartora.

Rosolillo.

In piccola parte.

Irma.

Ma xe solamente le nove. No 'l vorà miga che andemo adesso?

Rosolillo.

No. Son venuto a dir loro che passerò a prenderle alle dieci colla vettura. [p. 94 modifica]

Irma.

Che lusso.

Rosolillo.

Le strade sono pessime. Io mi preoccupo molto della sorte delle scarpette di seta. Sentiranno la carrozza fermarsi qua sotto.

Dopo un'occhiata d'intesa con Irma, a Ginetta.

A proposito: la signorina conosce il mio collega, il professor Carlo?

Ginetta

fissandolo, dura.

No. Percossa?

Rosolillo.

No? Lo avrà veduto certamente con me qualche volta.... Questa sera verrà con noi. È tanto simpatico.... E poi, sa? un vero valore in matematica.

Ginetta

indagando.

Con noi? A far cossa? [p. 95 modifica]

Rosolillo.

Al veglione.

Ginetta

indagando.

Lo galo invità lu?

Rosolillo.

Sa: è solo.

Ginetta.

Povaro diavolo!

Ironica.

E lu, invece, el ghe ne gaveva fin tropa de la compagnia!... el ghe ne cede 'na parte.

Ride nervosa.

Se divertiremo!

Rosolillo.

Non ne dubito.

Sul punto di andarsene, si rivolge ad Irma con un sorriso maligno.

Ah, dimenticavo.... Se non sbaglio, suo [p. 96 modifica]marito si dà alla pazza gioia, dal momento che siamo in carnevale.

Irma.

Perchè?

Rosolillo.

L'ho veduto in giostra.

Movimento di dolorosa sorpresa delle due donne.

Sioria.

In giostra?

Rosolillo.

Sì. In piazza c'è la solita fiera. Ci sono i baracconi, c'è la giostra. L'ho veduto a cavallo di un caval di legno, che girava come un matto.

Irma

livida, a Ginetta.

Te lo go dito: mato! El xe deventà mato!

Ginetta

preoccupata.

Ma ghe farà mal de stomago.... Sioria! [p. 97 modifica]

Irma

dura.

Se ghe farà mal, pezo per lu.

A Rosolillo.

Alora, quando che sentimo la caroza.... No ocore che'l se disturba a far le scale. Vegnimo zo nualtre.

Chiama.

Nana!

Nana appare.

Nana, faghe ciaro.

Nana.

A chi?

Irma.

Al professor.

Nana.

Ah, digo ben!... Son qua.

A Rosolillo.

El se comoda.

Rosolillo saluta con un sorriso Irma, con un cenno duro Ginetta. Esce seguìto dalla Nana. Irma si avvicina alla finestra, guarda

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giù in strada: con un movimento confidenziale della mano, saluta il professore che si allontana. Ginetta vede e torce la bocca spasimando.

Irma

sbuffando, fremendo.

In giostra! A la so età! Te digo mi!... in mezo a tuta quela zente, co sto fredo.... E qua, magnar, gnente! Sta povera diavola che 'speta, nualtre che semo su le bronze.

Ginetta

a Sioria.

Sioria, el papà in giostra? Cossa vol dir?

Sioria.

Cossa vorla che vogia dir? Gnente. El vorà sventolarse un poco: el gavarà caldo.

Entra Momi. Si arresta sulla soglia. È pallidissimo: ha il cappello duro schiacciato un poco e piantato sulle ventitrè, un grande fiore di carta all'occhiello, le spalle coperte di coriandoli multicolori, un pacco sotto il braccio. Sorride con uno sforzo angoscioso.

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Ginetta

gli corre incontro, lo scruta, lo interroga con gli occhi.

Papà!

Momi

evita lo sguardo di Ginetta.

Oh, seu qua tuti?

Irma

aspra.

Bravo! A ste ore? E magnar?

Momi

si toglie il cappello e il tabarro, depone il pacco cautamente su di una sedia.

No magno. Go mal de stomego.... Stago mal.

Irma.

Sfido mi! a andar a far el piavolo in piazza su la giostra.... ma no ti te vergogni?

Momi

sorride soddisfatto.

Ah! me gali visto? Manco mal. Go un fredo nei ossi, che me dispiasaria averlo ciapà per gnente. [p. 100 modifica]

Irma

sottovoce, sibilante.

Varda che ghe xè da pagar la sartora... xè un'ora che la 'speta.

Momi.

Ah, sicuro.... Sioria....

Si avvicina a Sioria, lo trae in disparte. Sioria cava una busta rigonfia dal fondo di una tasca e la porge cautamente a Momi.

Sioria.

Fato; fin da stamatina. Se no, a mezzogiorno i serava el Monte. Ma speravo che'l vegnisse al Manicomio, ancúo.

Momi.

No go podesto. Quanto?

Sioria.

Sieçento.... El sa: de i relogi no i paga che l'oro. Se no ghe fusse sta la caena...

Irma

fiutando il pacco portato da Momi.

Cossa ghe xe qua dentro? [p. 101 modifica]

Momi

vivamente.

Gnente: lassa star. No xe roba tua; xe roba per mi.

Alla sartina.

Sto conto?

La sartina gli porge la fattura.

Xelo quitanzà?

La Sartina.

Sissignor.

Momi

legge, guarda Irma.

Caspita!

Irma

indicando Ginetta.

Xe notà anca i lavori fati per ela.

Momi.

Ah!... 570.... Gala el resto? Eco!

Paga con il denaro che era nella busta. La sartina gli dà il resto di trenta lire, che Momi porge a Sioria.

A vu, Sioria. [p. 102 modifica]

Sioria

esitando sorpreso.

Sior Momi....

Momi.

Povaro diavolo.... xe tuto el zorno che andè in ziro per mi....

Dopo aver salutato Irma e gli altri, la sartina esce. A Sioria.

Bortolo e Piero, li gaveu visti?

Sioria.

No, sior.

Momi.

Se semo lassai a le çinque. Lori ga da esser andai al cinematografo. Se doveva trovarse in piaza.... No i xe vegnui.

Sioria

in gran segreto.

Sior Momi.... xe vegnue le guardie.

Momi

lietamente.

Ah, manco mal. [p. 103 modifica]

Sioria

sorpreso.

Cossa?

Momi.

Co 'na carta?

Sioria

Sior sì.

Gliela porge.

Schiamazzi, sior Momi? La prima volta la multa; la seconda volta, i me ga dito che se va in preson.

Momi

legge soddisfatto il foglietto d'avviso, che poi ripone con cura nel portafoglio.

Se ti savessi cossa che'l val sto tocheto de carta!

Sioria.

Cinquanta franchi a testa, i dise.

Momi.

De più.... molto de più.

Sioria

prendendo congedo.

Ghe ocore gnente? [p. 104 modifica]

Momi.

No. Grazie.

Sioria

a Irma e Ginetta.

A ele, signore?

Irma.

No.

Sioria.

Servo suo.

Ginetta.

Bona note.

Sioria esce. Entra Nana con la minestra fumante per Momi. Depone la scodella sulla tavola.

Νανα.

Go fato scaldar.

Momi.

No go vogia.

Nana.

Un poco de brodo, un sculier de roba calda ghe farà ben. [p. 105 modifica]

Momi

si avvicina di malavoglia alla tavola.

Distu?

Ginetta.

Sì, papà.

Momi

sorride a Ginetta, siede e assaggia la minestra.

Son straco morto. Vienlo a torve 'l professor?

Irma.

Sì, a le diese.

Momi.

Lo gaveu visto?

Irma.

El xe sta qua prima un minuto per combinar.

Dopo un attimo, duramente a Momi.

No ti ne lassarà miga andar via cussì, spero! [p. 106 modifica]

Momi

che ha capito.

Cussì come?

Irma.

Eh! Ghe sarà pur da spender qualcossa.... no so: verso mezanote se magnarà.

Momi.

Ah! Ve ocore tanto?

Irma.

No ti vorà miga che 'l professor paga anca per nualtre?

Momi.

Dighe che'l paga. Doman faremo conti....

Irma

scattando vivamente.

No! Me par che la giostra la te gabia scombussolà le idee e 'l senso comun più de'l solito!

Momi.

Percossa? [p. 107 modifica]

Irma.

Perchè no!

Ginetta.

Senti, Irma.... Mi go qualcossa. E po' ghe xè quei che meto via per le spese de casa.

A Momi.

Basta che doman ti me li daghi.

Si avvicina alla piccola scrivania, apre il cassetto e conteggia un po' di denaro.

Momi

rasserenato.

Ma naturalmente.... e co l'interesse. Co l'interesse!

Irma

a Ginetta, avviandosi.

Te averto che xe le nove e meza.

Ginetta.

No preocuparte per mi.

Irma esce.

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Momi

fa cenno a Ginetta di avvicinarsi. Ginetta siede su di una seggiolina bassa, accanto a lui.

Adesso che me penso: go da domandarte 'na spiegazion fin da geri.

Ginetta.

A mi?

Momi.

A ti. I me ga dito che ti ga fato domanda per andar a Verona segretaria de la società Atesina.

Ginetta

arrossisce e balza in piedi.

Mi?

Momi.

Ti sì: Luigina Tamberlan.

Ginetta.

No.

Momi.

Eh! Se te digo chi che me lo ga dito!... El Simonazzi che xe contabile la zo. Ma, digo, 'l xe un scherzo? [p. 109 modifica]

Ginetta.

Sì.

Momi.

Ti voressi andar via?

Fissandola.

Andar via proprio adesso che?... Mi spero che no te gabi bisogno de lavorar per guadagnarte 'l pan: che ti te trovi un marìo capace de mantegnirte.... un bravo ometo. Oh, Dio, ti andarà via, lo so. Ma no sola! Come te xelo vegnuo in mente? Gastu barufà, qua?

Ginetta.

No.

Momi.

Gastu avuo paura che mi morisse? che ve mancasse quel toco de pan che la mia parte de usufruto me destina?

Ginetta

protestando.

Oh, papà!

Momi.

Mi stago benon. [p. 110 modifica]

Ginetta

protestando.

Ma no dir questo, papà!

Momi.

Nel far la domanda, ti ga scrito anca 'na grossa busia. Me par che fusse una conditio sine qua non per otener quel posto.... oh, 'na bela paga! ma bisogna conosser la stenografia.

Ride.

E ti no ti sa gnanca dove che la staga de casa.

Ginetta.

Dunque, ti vedi: no me sognavo gnanca de poder esser açetada.

Momi.

Cussì: 'na stramberia?...

Ginetta.

Go leto su'l zornal: go voluo provar. Gavevo vogia de scriver 'na letera.

Momi

ride.

Ah, sempia! Te stalo ben el vestito [p. 111 modifica]novo che ti meterà suso stasera? Prova a metertelo che te veda.

Ginetta

contrariata.

Nó, papà, xe ancora presto. E po' go da andar ancora a far i conti co la Nana. Ti, ti andarà in leto, spero.

Momi.

Subito subito!

Sorridendole con malizia.

Xestu contenta?

Ginetta

abbassa il capo.

Sì, sì.

Momi.

Abi fiducia. Bisogna averghene ne la vita, sempre: bisogna sperar in qualcossa. El me par un bravo....

Nana

appare.

Ghe xe 'l sior Bortolo Cioci. [p. 112 modifica]

Momi.

Ah! finalmente! Dove xelo sta ti fin adesso?

Nana

a Ginetta.

Ela, signorina, vorla vegnir co mi in cusina un momento?

Ginetta.

Subito.

La Nana e Ginetta escono. Dopo un poco appare Bortolo: si ferma sulla soglia e guarda torvo. Tiene nascosto qualche cosa di misterioso nella saccoccia del tabarro: ha il cappello sugli occhi, il bavero alzato, la bocca torta.

Momi.

Cossa gastu?

Bortolo.

El se ga scavezzà una gamba.

Momi

sobbalzando, colpito.

Chi? [p. 113 modifica]

Bortolo.

Chi? Mi no: ti lo vedi. Piero!

Momi.

Ma come?

Bortolo.

Lo gavemo portà a casa. No ghe gera nissun.

Momi.

Sioria el xe vegnuo qua.

Bortolo.

Adesso andarà el dotor.

Momi.

Ma come?

Bortolo

lugubre.

Qua bisogna morir, per guadagnarse un toco de pan! Semo andai a tirar i campaneli de le case. I ne ga corso drio. Piero xe sbrissà.

Momi.

Ve gali visto? [p. 114 modifica]

Bortolo.

Bravo! Se i ne vedeva, i ne copava a furia de bote.

Momi.

E alora, le prove? A nuialtri ne ocore le prove.

Bortolo.

Eco le prove.

Trae di tasca un catenaccio di campanello, dal quale ciondola un lungo pezzo di fil di ferro.

Co do metri de filo de fero. Xelo sta un tiròn, ah? Semo capitai, per desgrazia, a San Roco, ne la casa de Vitorino, el coridor de biciclete, quel toco de marcantonio co le spale cussì.... E 'l gera in casa proprio lu.

Momi.

No dovevi andar là.

Bortolo.

Ma no se ghe trova più campaneli cussì, adesso! I xe tuti eletriçi. E cossa porti[p. 115 modifica]stu via? Ti ciapi la scossa. L'unico che gavemo trovà a la vecia, xe sta questo. Ma no te digo la paura, el fredo.... Se semo butai in t'un fosso. Per fortuna che no gavemo perso el cimelio: ghe xè anca el nome tacà. La sarà una prova, no?

Momi

trae dal portafogli l'avviso di contravvenzione.

E questa? Multa: per schiamazzi notturni. Ghe la portaremo a l'avocato insieme a questo.

Bortolo.

E bisogna proprio andar anca al veglion? Son straco morto: go la tosse.

Momi.

Il dovere!

Bortolo.

Me dol i ossi! E st'altro che xe là co la gamba rota?

Momi.

Bisogna che'l se fassa far un certificato medico. Ghe penso mi doman. [p. 116 modifica]

Bortolo.

Vegno a torte?

Momi.

Sì. Fis-cia. Bisogna 'spetar che le mie done le sia andae via. Se no rispondo, vol dir che le xe ancora in casa. Se no le ghe xe, te buto le ciave da la finestra.

Bortolo.

E ti come te vestistu?

Momi.

Da pagiazzo.

Indica il pacco.

El vestito xe là....

Bortolo.

Mi go trovà un vestito da don Carlos. Me par che'l me vada ben. Ne conossarali?

Momi.

Su'l tardi se faremo conosser. Verso la fin.

Bortolo.

E distu che no i ne bastona? [p. 117 modifica]

Momi.

Mi spero de no.

Bortolo

triste.

Bondì, Momi.

Momi

triste.

Bondì, Bortolo.

Bortolo.

Doman podaremo star in leto, ah?

Momi.

Ah, mi ghe resto tuta la setimana.

Bortolo.

No ghe xe più feste.

Momi.

Doman xe quaresima.

Bortolo.

Se Dio vol! scominzia el nostro carneval: Bondì, Momi, coraggio!

Momi.

Bondì, Bortolo: che Dio ne la manda [p. 118 modifica]bona!... Fis-cia da merlo. Xestu ancora bon?

Bortolo.

Quel el xè un fis-cio che no se despara mai.

Sulla soglia incontra Ginetta. Saluta.

Signorina!

Ginetta.

Sior Bortolo!...

Bortolo esce. A Momi.

Vustu che la Nana te meta la munega in leto, papà?

Momi.

No, no!

Prende il pacco.

Bon divertimento, cara. Doman ti me contarà. E adesso vate a vestir. No bisogna perder gnanca un balo.

La bacia sulla fronte. Esce. Ginetta va a sedere alla scrivania, accende la piccola lampada. Dopo un poco entra Irma pronta per il ballo.

[p. 119 modifica]

Irma

sorpresa, irritata.

No ti decidi? Xelo andà in leto?

Ginetta

si alza.

Si.

Irma.

Ma, digo: e ti?

Ginetta.

Mi no vegno.

Irma.

Un'altra de nova! Percossa?

Ginetta.

Perchè xe inutile.

Irma.

No ti gavarà miga dito al papà?...

Ginetta.

No. El papà no se incorzarà gnanca. Per questo go dito che xe inutile.

Irma.

E al professor cossa ghe digo? [p. 120 modifica]

Ginetta.

Che me doleva la testa.

Irma.

Va ben. Ma a mi, ti cossa me distu?

Ginetta

scattando.

Che no go vogia... per no dirte che me vergogno.

Irma

con un guizzo.

Ah!

Ginetta

riprendendosi.

Che me vergogno.... cussì senza spirito, senza vena come che son, a vegnir in mezo a zente che ride, che se diverte, che stasera ga dirito de veder solamente persone alegre.

Irma

con sarcasmo.

Te seca per el vestito?

Ginetta.

Oh! [p. 121 modifica]

Irma.

No parlo de'l tuo: de'l mio.

Ginetta

sdegnata.

Oh, Irma!

Irma

dopo un attimo.

La Nana la se ne incorzerà.

Ginetta.

La Nana la xe andada in leto anca ela.

Pausa.

Irma

decisa.

Senti; nualtre do semo andae avanti sempre ben, apparentemente, senza barufar.... fin adesso....

Minacciosa.

Ma che no te vegna in mente de provocarla ti per la prima, 'na scena, co'l cuor in man, a vose alta, co tute quele verità che gavemo sempre tegnuo qua in fondo, ben sconte. [p. 122 modifica]

Ginetta.

Oh, no aver paura!

Irma.

No son mi che ga da aver paura. Ma se gavevo 'na qualità, gera quela de essere fin s-cieta, tropo, ciara, coragiosa davanti a tuto e a tuti. Co ti, qua drento, e anco co lu, che in çerte cosse 'l te somegia maledetamente, me son ambientà e go imparà a taser, a far finta de no veder, a sconderme, a caminar co la testa bassa e su la ponta dei píe. Sta atenta, Gineta, che no vegna massa presto quel zorno che torno a esser mi! Mi de ti go da parlar per un mese.

Ginetta

sorpresa e sdegnata.

De mi?

Irma.

Esaminaremo insieme la giustificazion de quele famose economie che ogni tanto salta fora, mentre che in casa no ghe xe gnanca da impizzar el fogo. Podaria ri[p. 123 modifica]cordarme più spesso che la parona de casa son mi!

Ginetta.

Ecole qua le mie economie, i mii conti, tuto.... Ghe le gavevo oferte al papà: le xè de tuti. No le xè miga solamente mie!

Irma

buttando un'occhiata sul denaro.

Queste solo?

Ginetta.

Queste solo. Ciò!... ciapa!...

Irma

rude.

No le vogio.

Ginetta

amara.

Saria molto megio che no ti fazessi complimenti!

Irma

con sarcasmo.

No preocuparte per la mia delicatezza.

Si sente una carrozza che si ferma sotto la finestra. Irma guizza illuminata.

[p. 124 modifica]Ah, ecolo qua!

Sulla soglia.

Ti ga capìo, ah?

Ginetta.

Me par de sì.

Irma.

Buona note.

Ginetta.

Bon divertimento.

Irma esce. Ginetta va alla finestra per vedere, ma si ritrae di scatto. Siede alla scrivania, trae il libercolo di prima e un lapis: legge attentamente, annota. D'un tratto un fischio dalla strada: flebile, tremulo, stonato. E di destra entra Momi. Sotto il tabarro infilato, egli ha un bianco vestito da clown. Benchè i calzoni sieno rimboccati, un lembo si vede. Dalla tasca sbuca il berretto infiocchettato, a pan di zucchero. Non si aspettava di trovare Ginetta in tinello. Si arresta, rincula, chiude il bavero del tabarro perchè non si indovini il vestito. Si guarda intorno, Immediatamente

[p. 125 modifica]

capisce, ma ha paura di «sentirselo dire». Perciò la voce delle prime battute trema sopra la verità evidente.

Momi.

No sè gnancora andae?

Ginetta

chiude il libercolo, balza in piedi e china il capo come colta in fallo.

No.

Momi.

No? Co tanta pressa?... Me pareva de aver sentìo sbater el porton. La Irma naturalmente xe de là.... E ti cossa fastu?

Ginetta.

I conti.... Ma ti xestu in camisa? Percossa xe che no ti torni in leto, papà?

Momi.

Volevo....

Tossisce.

Ginetta

impaziente.

Va: ti xe straco.... ti ga la tosse.... Va...! [p. 126 modifica]

Momi.

No, stago benon. Che ora xe?

Ginetta.

No ti ga el relogio?

Momi

con il pianto in gola, esaltandosi fino ai singhiozzi.

Me lo ga tolto la Irma.... Volevo domandarghelo. Ma.... go paura de andar de là: xe scuro! Ciámila, Ginetta! Ciámila!

Urlando.

Irma! Irma! Irma!

Cade su di una sedia con il capo fra le mani. Silenzio.


Ginetta.

Papà!

Momi

si alza, vuole illudersi ancora.

Quando xe che'l vien a torte?

Ginetta.

Chi? [p. 127 modifica]

Momi.

Ti. Quando? Ti andarà anca ti, no? Ti ga dovesto restar qua per far i conti, perchè doman matina se dorme e la Nana la ga de andar fora presto.... Xe la Irma che te ga dito de star qua, perchè no la voleva perder, per colpa tua, gnanca un minuto de la festa, gnanca un balo.... Ma lu torna a torte, no?...

Pausa. Siede.

Lo spetaremo insieme.

Ginetta

esitando.

Papà.... ti sa come che son fatta mi, vero? Mi no son come la Irma che se gode veder, ciacolar, rider, farse veder.... Mi, sarà perchè nissun me varda, ma mi me stufo a le feste.

Momi.

Dunque.... no ti va. Gnanca più tardi?

Inquietandosi.

E 'l vestito? Ti te ga fato el vestito a posta.... [p. 128 modifica]

Ginetta.

Volevo andar.

Momi

tremando.

La xe stada ela che no te ga voludo.... Dime: la xe stada....

Ginetta.

No. Son stada mi.

Momi.

Ti? E percossa no ti me lo ga dito?

Ginetta.

Gavevo paura che te despiasesse.

Momi.

Che no ti andassi ti?

Ginetta.

No.

Momi

balzando.

No?

Ginetta

spaurita.

Si... De aver fato 'na spesa per gnente. [p. 129 modifica]

Momi.

De veder che la muger de to pare va sola co un zovenoto al veglion.

Ginetta

sorride.

No: per questo saria sta pezo se fusse andà mi, sola, co un zovenoto.

Momi.

Ti no ti saressi andada.

Ginetta

sorride.

Ma, sì!

Momi.

No!

Ginetta.

De sti ani, papà!...

Momi.

No.... ti no!

Di colpo irritato.

Ma sì: anca ti, anca ti, come tute, come ela! 'Na squinzia anca ti che se divertiva a menarme per el naso, che se diverte [p. 130 modifica]a vederme corer in cerca de bezzi, in çerca de umiliazion. E mi che volevo che ti te sposassi, perchè gavevo paura de no vederve andar d'acordo!.... Altro che d'acordo!

Incalzando stravolto.

Ti ghe tegnivi terzo, ah? Ti ghe tegnivi el lume, ah? Ti ghe tegnivi el lume!

Ginetta

offesa, schiantata.

Papà!

Momi.

I fiori no i gera per ti.... I fiori de geri?

Ginetta.

Si.

Momi.

No. I gera per ela. I gera per ela... e mi lo go ringrazià, anca!...

Ginetta.

No.

Momi.

Per chi gereli? Per mi? [p. 131 modifica]

Ginetta.

No.... ma, adesso, no ti devi pensar, per do fiori....

Momi.

Vegniva anca letere?

Ginetta.

Letere de cossa?

Momi.

Ma, insomma, ti percossa no xestu andada co lori? Perchè te ripugnava, perchè te fazeva rabia veder.... Perchè?

Ginetta.

Perchè no gavevo vogia.

Momi.

A mi ti me disi questo. A ela, cossa gastu dito?

Ginetta.

Gnente.... cussì, che gavevo da far.

Momi

con sarcasmo.

I conti? [p. 132 modifica]

Ginetta.

Si!

Momi

si avvicina alla scrivania, afferra il libercolo.

I complicatissimi conti de sta baraca domestica, che la par el careton dei çingani su una strada ingiarada.... I conti! Tre franchi de patate....

Guarda il libercolo, legge, guarda Ginetta sgomentato.

Cossa xè sta roba?... Stenografia?

Ginetta

abbassa il capo.

Si!

Momi.

Verona, ah?

Silenzio.

Ah, per questo ti ga fato la domanda! E, la note, qua a studiar.... E, fra un mese, via.... via de qua, per no veder lori.... [p. 133 modifica]ma per no vederme, sora tuto; per no veder el to papà, come che 'l xe deventà ridicolo, come che i lo trata, come che i lo tradisce.... a guadagnarte 'l pan, perchè qua, a poco a poco, xe vegnuo a mancar anca quelo....

Con il pianto in gola.

Ma se resto solo, Gineta....

Ginetta

amara.

No ti resti solo, papà.... Ti sa che, sola, son sempre stada mi. No te ne fazzo una colpa, ma pénsighe ben: son sempre stada mi.

Momi

con rabbia.

Go sempre voluo iluderme, no go mai voluo saver, no go mai avuo el coragio de vardar.....

Deciso.

Vogio veder stavolta, Gineta! Vogio vederli!

Spalanca la finestra: guarda giù nella strada buia; butta la chiave.

[p. 134 modifica]

Ginetta.

Cossa fastu?

Momi

richiude.

Se gaveva deciso de andar al veglion.

Ginetta

con un urlo.

No!

Momi.

Me toca!

Ginetta

implorando.

No, papà! Cossa vustu andar a far ti al veglion?

Momi.

A balar.

Ginetta.

No, no! Vogio saver co chi che ti va.... Con chi?

Momi.
Ecolo...! Co lu vado! [p. 135 modifica]

Si apre l'uscio di fondo. Appare Bortolo: è intirizzito. È vestito grottescamente da don Carlos, ma s'è buttato sopra le spalle il pastrano e ha una sciarpa di lana intorno al collo. Il suo naso è rosso, i suoi occhi lagrimano. Ha sul capo un berrettino di velluto con una piuma di struzzo molto sudicia e logora.

Bortolo.

Fiol d'un.... Mezz'ora ti me ga fato 'spetar là soto.... Son un toco de giazzo!

Ginetta

impietosita.

Sior Bortolo, in che stati!

Momi

a Ginetta.

Te par che semo tuti do in condizion de andar a far 'na strage?

Bortolo.

De cossa? [p. 136 modifica]

Momi.

De done!

Bortolo

ringalluzzito; raddrizzando il berretto sul capo.

Eh!... chi sa?



SIPARIO.
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