Serie degli scritti impressi in dialetto veneziano/Scritti del secolo XV

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SCRITTI


DEL SECOLO XV.


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Ognuno sa che le armoniose note de' Cantori italiani ed il corretto parlar gentile languivano nel Secolo XV, in cui si amava meglio rimettere in fiore la deperita lingua del Lazio. A tale dispostezza degli animi, che tornava a deplorabile scapito della risorta letteratura, furono peraltro dati compensi di reale importanza, poichè quello fu il secolo in cui si promulgarono ed illustrarono meglio che per lo passato gli Statuti delle Città italiane, si riformarono Leggi utili a' bisogni della vita civile, s'intrapresero ardite Navigazioni, e Scienze ed Arti belle d'ogni maniera si accrebbero. Dalla svogliatezza per la volgare eloquenza non andò privilegiata Venezia, se pure confessar non dovessi non essere io da tanto da saper citare [p. 42 modifica]meritamente un solo componimento. Importanti e curiose Scritture all'incontro abbiamo di opere gravi sì scritte nel dialetto patrio, che in quel rozzo italiano che più vi si accosta. Furono nel nostro vernacolo dall'antico francese recate le Assise dell'Impero di Romanìa; in esso abbiamo Matricole di Confraternite; in esso è la prima edizione del Veneziano Statuto; e quasi in dialetto sono dettati i Viaggi di Cadamosto e di altri, la celebre Mappa di Fra Mauro Camaldolese, i Portolani, e tante e tante Carte nautiche in Venezia allora pubblicate. Oltre alle scritture di questo genere, delle quali io riporterò qualche brano, chi volesse distendere le sue indagini non avrebbe che ad esaminare le opere lasciateci dal Foscarini, dal Temanza, dallo Zanetti, dal Formaleoni, dal Gallicciolli, dal Filiasi, dal Tentori. Nel libro dal Card. Zurla: Di Marco Polo e degli altri Viaggiatori [p. 43 modifica]Veneziani più illustri ec. Ven. 1819, vol. 2 in 4.to, è curioso il leggere, per es. la Descrizione di un pesce di smisurata grandezza fatta dal Cadamosto nell'an. 1463 (c. 175.), ed ivi sono pure Copie di due importanti Lettere da un Angelo Trevisan indirizzate ad un Domenico Malipiero l'anno 1501, nelle quali colle frasi del nostro dialetto si parla delle navigazioni del Colombo, dando notizie che il Trevisan raccolte aveva dalla viva voce del Colombo medesimo.


1. Libro de le Uxance de lo Imperio de Romania ordinade et stabilide al tempo de li Serenissimi Signori lo Conte Balduin de Flandre, Miser Bonifacio de Monteferato, Miser Rigo Dandolo Doxe de Veniexia, et molti altri Baroni, in lo tempo che fo conquistado lo Imperio de Costantinopoli. Sta nel Tomo III. Canciani, Leges Barbarorum etc. pag. 493. [p. 44 modifica]

Sin dall'anno 1204 il Conte Baldovino, il Doge Enrico Dandolo il Marchese di Monferrato ed altri Baroni ordinarono l'Impero di Romanìa prendendo ad esempio le Assise pubblicate pel Regno di Gerusalemme da Goffredo Buglione, e mutatone solo quanto conveniva alla diversità de' luoghi. Il volume presente di Costituzioni, che il Canciani trasse da un Codice già posseduto da Amadeo Svajer, venne collazionato con altro Codice della Marciana, scritto prima della metà del Sec. XV. Offro ad esemplare della sua dettatura una delle Costituzioni, segnata Num. LVI.

Come la moier non puo esser priuata dal marito de lo suo lecto et de le robe de lo suo corpo

Lo Marito non puo priuar la soa moier de lo so lecto et de le robe del suo corpo per lo so testamento; anzi la moier hauera lo so lecto fornido, zoe uno matarazo cum cauazal e cortina, e do coltre e do para de ninzuoli, tuta fiada ampuo segondo la qualitade e le force de zascaduno; excepto se contrarii pacti aparesse. Le uestimente etiamdio del corpo de la moier sì li roman se li beni de so marido basta a pagar li debiti; et se non li bastasse, el romagna a la moier solamente un paro de uestimente et una centura d'arzento. [p. 45 modifica]

2. Matricola de' Pittori scritta il dì 11 di Ottobre 1441, Capo XXXVIII.

Dobbiamo a Tommaso Temanza la pubblicazione di questo principio di Legge o Parte (Mariegola) inserita nelle Nuove Memorie di Stor. Letter. ec. Ven, Fossati, 1761, Vol. V., in 8. c. 18, ad oggetto di far osservare l'antichità della introduzione dell'arte di far Carte e Figure stampide in Venezia prima che in Toscana. Osservò esso Temanza, che «quel dirsi (come vedremo) che tale arte fosse in deffection cioè in decadenza, ci rende avvertiti, che prima del 1441 foss'ella in istato florido, e che i nostri Artefici molto ne profittasero: cose tutte assai anteriori al tempo di Maso Finiguerra. Io ho un forte sospetto, che sin dal principio di quel secolo qui si lavorassero stampe in legno. Certi pezzi laceri di stampe grossolanamente impresse da me veduti, che rappresentano qualche antica situazione di questa nostra Laguna, me l'hanno svegliato. Io ce n'ho, potrei farli vedere» ec.

MCCCCXLI adi XI Otubrio. Conciosia che Carte et Mestier de le Carte e Figure stampide, che se fano in Venesia è uegnudo a total deffection, e questo sia per la gran quantità de carte da Zugar, e fegure depente stampide le qual uien fate de [p. 46 modifica]fuora de Venexia, a la qual cosa è da meter remedio, che i diti Maestri i quali sono assaij in fameia habiano più presto utilitade che i Forestieri. Sia ordenado e statuido, come anchora i diti Maestri ne ha suplicado, che da mo in auanti non possa uegnir ouer esser condutto in questa Terra alcun lauorerio dela predicta arte, che sia stampido o depento in tella o in Carta come sono Anchone e Carte da Zugare, e cadaun altro lauorerio de la so arte fatto apenello e stampido, soto pena di perdere i lauori condutti, e liu. xxx e sol. xii p. 6 de la qual pena pecuniaria un terzo sia del Comun, un terzo di Signori Justitieri Vechi, ai quali questo sia comesso, e un terzo sia del Accusador. Cum questa tamen condition che i Maestri i quali fanno de i preditti lauori in questa Terra non possano uender i preditti suo lauori fuor de le sue botege sotto la pena preditta, saluo che de Merchore a san Polo, e de Sabado a san Marco sotto la pena predita.

Lo stesso Temanza (ivi c. 311) riporta inoltre il Capo XXXVII d'altra Matricola per far conoscere che i Pittori Veneziani si ridussero in corpo, e fondarono la loro Compagnia sotto l'invocazione di s. Luca, dandosi Leggi pel buon governo dell'Arte medesima prima de' Fiorentini. [p. 47 modifica]

3. Fra Mauro Camaldolese, il Mappamondo descritto verso il 1460.

Nella Descrizione ed Illustrazione ec. di don Placido Zurla Venezia, 1806, in 4.to, si leggono molti squarci di questo celebre Mappamondo scritti in un linguaggio che più s'avvicina al vernacolo veneziano di quello che sia alla corretta lingua italiana. La Rubrica del medesimo intorno all'attrazione, ch'è intitolata: Rubrica che dechiara come per la uirtù atratiua de la Luna le aque cresce e decresce, trovasi pubblicata anche nelle Memorie di Stor. Letterar. sopraccitate, Vol 7. c. 56, ed io rammento questa edizione poichè ivi è essa Rubrica copiata dalla Mappa suddetta, e con varie lezioni talvolta migliori di quelle che stanno nella surriferita edizione dell'anno 1806.


4. Statuti de Venesia facti per li incliti et serenissimi duxi de la dieta Cita ec. Stampadi in Venesia per Magistro philipo de piero adi XXIII de aprile MCCCCLXXVII. In foglio.

Prima Edizione, in cui si avverte nel Proemio, che furono questi Statuti cum [p. 48 modifica]ogni diligentia traducti de latino in uulgare, e pubblicati per comando del doge Giacomo Tiepolo. Veggiamone la dicitura in due Capitoli:

Libro IV. Cap. XXIII. Che quello che entra in Monestier facta la profession non possa far testamento.

Se alcun entra in Monestier intestado et fara profession, volemo che da puo la profession non possa far testamento, et se ello el fara non sia de ualor, ma da quela hora auanti tuti li soi beni uegna in li soi eredi ouer propinqui secondo l'ordine quando alchun more intestado, siche del mobel el Monestier habia tanto quanto haueria uno de li figlioli; ma se ello non hauera fio ouer figlioli ouer fie uergine, neuodi o neze uergine de fio o de figlioli, tuto el mobile uegna in el Monestier.

Libro V. Cap. II. Del furto da xx soldi in zoso et da soldi XX in cento.

De li ladroni uolemo che se alcun fara furto da soldi xx in zoso, la prima fiada sia frustado, et se ello fara furto da soldi XX fin cento sia frustado et bolado; et se da po che elo sera frustado et bolado elo sera trouado in furto da soldi cento in zoso perda un ochio se l sera in conscientia de li zudesi che per furto sia stato frustado et bolado. [p. 49 modifica] Intorno alle antiche Leggi e Statuti de Veneziani osservò il Foscarini (Loc. cit. Lib. I c. 105) che “Uomini d'ingegno anzi maturo che sottile costumavano di regolare il governo dello Stato secondo che a loro dettava l'esperienza degli avvenimenti passati; per la qual cosa cercando ognuno d'esserne istruito, non è credibile la copia infinita vedutasi nella città nostra di popolari scrittori”

5. Portolano. Impresso in la citade de Venexia per Bernardino Rizo da Novaria stampador. 1490: adi 6 nouembrio. In 4.to.

Non è da confondersi questo Portolano pubblicato l'anno 1490 con altro intitolato: Nuovo Portolano non più stampato molto particolare del Leuante e del Ponente. In Vinegia per Paulo Gerardo, 1544, in 4.to in cui l'Autore ha d'assai migliorato lo stile rendendolo più conforme alla lingua grammaticale. Nel Portolano 1490. s'è lo scrittore proposto d'indicare le Starìe del mondo per rason del nauegar a utilità di tutti i naueganti ch'i uano per lo mondo, e scorgesi che egli, tanto imperito da non sapere scrivere l'italiano correttamente, adottò quel gergo che più s'approssima al veneziano dialetto. Ne sieno esempio due squarci seguenti: [p. 50 modifica]

Menorica è isola bona e fructifera marchadantescha et è ben habitada, e dal cauo de ponente si è una bona cità la qual se chiama Citadela, e a un bon porto ma picolo. La sua intrada è di uerso ponente e garbin, e da cadauna ponta del so pradicto porto vi sono una tore; et a uoler intrar in quello habi a mente acostarti da la parte de tramontana, e uatene per mezo le do mazor pietre seche siano lì, et habi a mente de portarte le anchore da pope, e quando che tu sarai dentro sorzerai: perchè el porto è molto streto te armizerai in quarto a suto. E' da Citadela a san Theodoro mia 5.

Zenova è gran citade et a porto de molo fato per forza, e la sua intrada si è de ostro, e in chauo del molo è una tore, la qual fa lume de note, e dal chauo de ponente è una altra tore erta la qual se chiama Chodefa, e lì se fa un altro lume; e se tu uien de fora e chel sia de note e uogli entrar dentro del porto, fa che entri fra i do lumi, ma achostate a la tore da leuante e da i prodexi al molo e le anchore da maistro de Zenoua.

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