Siè cantè sora la villa/A chi vorrà leggere

EPUB   MOBI   PDF   RTF   TXT
Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.

 Edission original:   

Siè cantè sora la villa, colla zonta d'altre composizioni sora el Vendri Gnoccolaro de Verona, Verona, Dionigi Ramanzini, 1784

 Fonte:

Indice:Siè cantè sora la villa colla zonta d'altre composizioni sora el Vendri Gnoccolaro de Verona, 1784.pdf

Edission e fonte ▼ Cantà I  →
[p. 3 modifica]


A CHI VORRÀ LEGGERE.


NOn sembri o fuor di proposito, o troppo vago che per pubblicare alcune poche Rustiche Poesie nate su i bei Colli delle Veronesi Contrade, si faccia precedere un discorso che risguarda più propriamente il parlare dell'universale degli uomini. Suole più di una volta tra le brigate nascer quistione d'onde tratto abbian l'origine tanti Linguaggi. Sul loro pregio, sul loro valore, e quali, direm cosí, chiamar si possano Madri Lingue, e originali, e quai più difficili da apprendersi, e come da una un'altra ne derivi, e come tutte corromponsi quasi per ipotetica combinazione si discorre ampiamente; se altre formar se ne possano per una concorde volontà delle Nazioni si disputa ancora, e si cerca, e quali le dotte denominare si possano, e quali nò.

Noi per tanto non in via di inimpugnabile massima, ma semplicemente a titolo di deduzione Filosofica, e di pura osservazione questo meraviglioso prodigio del sommo Autor delle cose, ci piace di esporre, per ammirar sempre più i beni, che da esso ne son derivati all'Agricoltura, alla Nautica, all'Arti, al Comercio, alle Scienze, ai Governi, ed ai stati.

Da che i Figli del primo nostro Progenitore tra lor divisi dieronsi a coltivar la terra, e a renderla fruttifera per alimentar i pronnati strane innumerabili Nazioni s'andar a a poco a poco sul Globo terraqueo formando nell'atto che l'umana specie per cento, e cento combinazioni più che sovente propagavasi. Quanto più l'une dall'altre eran distanti, e divise da immensi Mari, e da altre impenetrabili Foreste, e da gioghi alpestri, e da inacessibili Montagne; [p. 4 modifica]ed in climi e regioni varie, e differenti raccolte: tanto più d'unione, e società fur anche bisognose e ricercatrici. Non potea ciascheduna senza un moto meccanico e conforme procurarsi un sussidio ed una diffesa della vita, e della providenza giornaliera per ripararci dalle stagioni, e per sostenimento degl'Individui che sopravenivano. I gesti erano troppo equivoci, e dai Brutti non distinguevano. La mano adiutrice di uno al cader dell'altro, o l'unirsi tutti insieme non pareva esser bastante a sostenere le diverse famiglie, ed a riparar le non prevedute disgrazie e le particolari emergenze d'ogni uno, se non si fosse studiato un mezo facile ed adequato per spiegarle, e farseli incontro.

L'aria adunque che da precordj spinta per le vie della Trachea suono or dolce or forte tramanda con un'intensa dissonanza, ed unione insieme somministrò agl'uomini con modulazioni e rituoni opposti l'unir tai note che voci composte ed eguali, secondo le prime lor gradazioni le riuscise all'Organo dell'orecchio far che giungessero con invariabil ordine, per cui quelle sul timpano premendo e il cervel vellicando se ne intendesse e percepisse dalla mente il valore, ed il significato.

Ed ecco come i linguaggi atti a spiegar i concetti, e le idee, e le Passioni, e le bisogna nacquero con maravigliosa varietà in tutti i Popoli della Terra.

Senza trattenersi a dir delle lingue varie dell'Oriente e dell'Occidente, dell'altre degli Egizi, di quelle de' Fenicj, de' Caldei, e degli Ebrei non meno che di quelle de' Greci, de' Romani, e de' Cartaginesi, e degli Arabi, subito che i popoli trà i più cercarono di comunicare, furono costretti a stabilire peculiare Alfabeto, che intrecciando le lettere, se ne creassero le parole, e da quelle i concetti.

Se crediamo ai più esperti studiosi la Cinese lingua ha il suo così vasto, che egual memoria richiede per non confonderlo, e però difficilissima da impararsi, e da scriversi,

Dopo il parlar comune agli uomini, in seguito la Musica nacque ed ebbe luogo. Dall'articolazione il vocitar concordato formossi, e da cui un dolce incanto ne derivò, e senza matematiche disposizioni regolato, causa effetti i più sorprendenti,

Eccellente opera l'Exgesuita Eximeno non ha molto in [p. 5 modifica]tal combattuto soggetto stampò in Roma. In essa studiasi egli di confutare, ed in un far vedere, che Pitagora fu inventor della Musica, ne ella da arte i suoi principj riconosce, o fonda giammai, ma si tene dalla natura madre feconda delle più dilettevoli, ed ingegnose cose producitrice.

Così i Filofofi van divisando, quantunque discordino dalli Storici. Certo è per altro, che non si restringono le diferenti lingue degli uomini alle Provincie, alle Città, ai Villaggi nella lor varietà. Direi quasi esser elleno infinite. Ben lo riconobber Tito Livio nelle sue Deche, e Strabone nell'esata sua Geografia, e così pure il nostro Plinio nell'incomparabile sua Storia Naturale. Ne' vicini tempi a noi Marco Polo lo dimostra nell'Isole, e nelle Terre da lui scoperte, e del pari il sempre invidiabile Cristoforo Colombo. Udirono e trovarono lo stesso Americo Vespucci nella parte dell' America, Ferdinando Cortes, Francesco Pizzaro, Las Casas, e in particolare tutti i Missionarj Gesuiti nel Paraguai, nel Marognon, e molti e molt'altri come mostrano, e convincono il Cristianesimo felice del Chiarissimo Lodovico Muratori e le lettere edificanti, e i libri dell'Abbate Rainald che recentemente delle più barbare Nazioni scrisse e stampò, dando a divedere incostanza de' loro parlari, che tanti ne conta da non rifinire così facilmente.

In mezzo non perciò a tante popolazioni che da uno all'altro Polo si contano discordanti tra sè, e fatte difficili dalla superbia e dall'accortezza degli uomini


Il bel Paese

Che Appenin parte, e il mar circonda, e l'Alpe


egli ha il suo linguaggio tutto proprio che senza confronto per la natural sua bellezza ed armonia si distingue, ed è in preggio tenuto sopra quei d'oltre monti che per vana e inutil pompa fino le feminelle per apparir sacenti, in ispechiandosi al Tavogliere studiano a gara d'imparare più presto che il tessere, o svolgere, e i panni lini cucire, ed intrecciar vagamente.

Il dotto P. Bardetti con erudizione ed ingegno nel suo Libro dove tratta ex professo degl'Itali Primitivi, e com[p. 6 modifica]batte le opinioni d'altri chiarissimi Autori che scrissero prima di lui su quell'argomento, pretende che Germanica sia la derivazione del loro primo linguaggio, da cui formandosi a poco a poco un dialetto l'Italiana Lingua avesse origine. Sia con pace di tanto uomo, noi non addottiamo un così fatto pensare. Non rifiutiamo per altro che nella nostra favella alcune di quelle voci non possan un tempo aver avuto luogo, come in oggi pur troppo anche da persone di chiaro nome per spirito di novità affettasi d'addotare, е pretti Francesismi introdurre. Entrar converrebbe però in aperta disputa chi ventilar e discuter volesse un sì bel punto, ma non essendo qui il luogo per parlarne a dovere, si restringeremo soltanto a dire che dalla Latina Lingua, quella che volgare noi chiamiamo, derivò poscia, e con tal gradazione che una da se formando venne, la quale a molti piacque d'Italiana chiamarla, et ad alcuni altri Toscana per essersi in quella parte migliorata, e resa colta, ed espressiva. Sparsa quindi nell'altre Provincie ove vaganti straniere nazioni tratto tratto s'intrusero, e nelle bocche de' popolari ed idiotti disusa a seconda della loro rozezza, mancando di coltura, e studj fu per sì fatto modo alterata, che tanti dialetti nacquero quante Città e Territori estendonsi sù la sua Mappa. In non dissimil guisa sucesse dell'altre lingue nel resto del Mondo, onde sì diversi suoni, sì stranj accenti, e pronuncie, e union di consonanti, e vocali con Alfabeti opposti si videro, che non è così facile a quiditarne il numero. Non dubbio esempio n'abbiamo dalle Città Lombarde, come sono e Milano, e Brescia, che invase da Galli Cenomani, ancor gli accenti e le pronuncie Gallici sonanti conservano. Siccome ognuno in prosa spiegar volle o in scritto, o in sculte tavole, o in marmi i nomi più chiari degli uomini illustri, e benemeriti dalla propria Patria, così in vero per un'estro inscito in loro, ed eccitante un armonica consonanza le gesta, gli amori, e le storie cercò tramandare alla Posterità, e di qui gli Omeri nella Grecia, i Pindari, gli Anacreonti, le Corinne, e le Safo. I Virgili, gli Orazj, i Catulli, gli Ovidj, i Sili, e gli altri del Lazio fiorirono; e nel resto dell'Italia i Fracastoro, i Cotta, i Gianestasi, i Danti, i Petrarca, i Bembi, i Casa, i Sanazari, gli Alamani, i Tassi, gli Ariosti, i Spolve[p. 7 modifica]rini, ed altri molti, che primegiano tra i tanti versegiatori della nazione. Fosse l'imitazione o la vaghezza del canto nel natìo idioma le Canzoni, e l'altro genere di poesia Epica, Lirica, e Drammatica, gl'Italiani del pari addottarono, e quindi di mano in mano le Campestri Avene su le semplici corde de' Villici colascioni, e su le cetre volgari s'udirono risuonar non men dolcemente.

Mà troppo in lungo ci trarebbe l'entrare in sì ampio mare, qualor si volesse di proposito parlar d'ogni genere di facoltà Poetica nata nei diferenti climi ed idiomi.

Con vasta e doviziosa erudizione l'Abate Quadrio nella sua Storia e ragione d'ogni Poesia ne trattò ampiamente, e ne scrisse. Basti qui d'accennare che siccome in varj tempi sortirono la Gerusaleme del Tasso in Bergamasco dialetto, e in Veneziano travestita, e le Poesie di Menon e Begotto in Rustica lingua Padovana; e le Comedie di Ruzante; e le Banzole di Lotto Botti in Bolognese, e in Poema Vienna liberata; la Tancia del Buonarotti in Firentino e in Genuese la Cetra d'Erato; in Siciliano li Spiritosi epigrami del Blasi, e molti e molt'altri d'altre non volgari contrade.

Tra nostri che il Veronese Rustico linguaggio in scherzevoli rime usasse si distinse Lorenzo Attinuzzi dal chiarissimo Marchese Scipion Maffei nella Verona Illustrata chiamato il Burchiello dello scorso secolo. Unisce egli così bene con la semplicità delle voci la natura, e lo spirito Poetico che pochi pari hà avuto tra i molti che in quello stile in quel genere di Poesia si son studati di esercitarsi.

L'Autore delle Poesie presenti più metri di comporre nel Villereccio dialetto Veronese usò, ed assai si distinse trà tant'altri della Città che in esso, massime nei tempi di Carnovale, soleano scrivere poeticamente.

Le Canzoni che per il famoso Baccannale del Venerdì Gnoccolare per più di trent'anni pubblicò in lode di sì bella popolar solennità e che alcune per saggio ci piace pubblicarne nel fine di questo Libro, furono sempre ricercate, et applaudite.

Nella quiete della Villa ove con esemplar costume non che l'Ecclesiastico suo Ministero di Parocco esercitò per più di cinquant'anni, s'applicò ancora a trattare in Rusticani versi alcune morali virtù, onde i Giovani popolani, e le [p. 8 modifica]Villanelle a memoria apprendendone le ottave in vece di scruili Cantillene rissuonar facessero le Colline, e i Campi di costumate melodie. In sei parti divise egli le lodi della Villa. Della Libertà e dei pregi di quella tratta il primo canto. Il secondo della Sanità che più in essa conservasi che nella Città. Parla il terzo dell'Ecconomia che da quella ne deriva. I Piaceri che in essa più dolcemente si traggono il quarto spiega. Il quinto della tranquillità, e facilità di coltivar ogni sorta di studj, ed il sesto in fine della candidezza del costume sciolto dai pregiudizj che coltivansi nelle Città.

Ed ecco apieno adempito al desiderio di chi pur volea veder date in luce queste poche cose per animar altri vivaci compositori in tal genere, che nel secol nostro graziose rime, e Canzoni han diletto di tener sovente o sepolte, o scordate lasciano a torto nei Cancelli, e di conservarle sdegnano per lo più.

Ma perchè delle voci travolte della Rusticana lingua non da tutti su le prime se ne intende il significato, così non s'è creduto superfluo spiegarne alquante, giacchè molte, e le più rilevandosi dal senso, chi legge da se capisce i concetti. Lasciar però non devesi di ricordare come alcune delle nostre si confanno con altre del Fiorentino dialetto, il che mostra quanto la Veronese favella a quella della Toscana s'avvicini, avendo anche i Fiorentini il loro in alcune conforme. Per prova di questo il Buonarotti nella sua Comedia della Francia ne fà con valore leggiadro uso nelle sue belle ottave. A questo proposito si può osservare che qualche voce ella è simile affatto a quelle de' Villani Veronesi, per esempio dicon questi possibol per possibile. Ecco che nella prima scena dice Ciappino.

     E che se presto ella non mi ripesca
     Non sia possibol mai, che vivo io n'esca.
Sprendore dicon i nostri Villani con Stroppiatura per splendore.
     I Fiorentini nella sudetta comedia Scena 4.
S'io riscontrassi a sorta il mio sprendore.
     Percurar per procurare
                            ATTO I.
E sebbene ci veggo del travaglio
     Io ti vo percurar questa Fanciulla.

[p. 9 modifica]

     I nostri invisibilio per estasi
                    NELLA TANCIA ATTO II.
Son ito invisibilio per piacere.
     I nostri cilimonie per cirimonie.
                    NELLA TANCIA SCENA V.
Si voi voleste la Signoria vostra
     Non sò sar cilimonie i dirò tosto.
     I nostri Sagreto per segreto.
                    NELLA TANCIA ATTO III.
Non doveva saper questo sagreto.
     I nostri Preto per Prete.
                    NELLA TANCIA ATTO IV. SCENA IV.
Ecco qua ch'ella aspetta messer Preto.

Questi saggi si son qui addotti per un esempio, poichè se tutte le voci, e le stroppiature registrar si volessero un vocabolario intiero se ne formerebbe. Basti però che da quanto si è in qualche modo esposto partitamente, raccoglier possano i Lettori quanto sia facile il trasformare in ogni lingua le parole, e le forme di dire. Allor che ignota èra la stampa nei Codici più pregievoli gli Amanuensi alcuni per poca intelligenza degl'Originali che dalle Tavole, dai Bronzi, dai Papirj, e dai Rotoli destinati erano a trascriverli, altri per inavedutezza, introdussero errori madornali, pe' quali tra letterati ancor si questiona. Con quanta maggior facilità adunque le lingue possan patir stroppiature e corruzioni ben dedur si può dal passaggio che esse fanno dalle bocche dei dotti, a quelle dagl'inscienti, e molto più dei villici che tra le Paludi, ed i monti divisi stannosi dalle Città. Intanto d'alquante voci travolte daremo un saggio per lume.

Arsuno ― per raccolgo

Angualo ― eguale

Anor ― onore

Baga ― zampogna

Baita ― casa di paglia

Bigolara ― segno del mezzo giorno in cui suole spesso la povera gente in Verona, ed altrove mangiar certa pasta tirata sottile e lunga, che in Firenze suol chiamarsi vermicello, ed in Verona Bigoli.

Brespar ― vespajo [p. 10 modifica]

Bevro ― Bevere.

Battarelle ― Burlare.

Chen ― conviene.

Corgo ― custodia de' piccioli polli.

Comprimento ― complimento anche i Firentini ― vedi la Trancia.

Chigo ― quivi.

Columìa ― Ecconomia.

Crezo ― Credo.

Crienti ― Clienti.

Chegna ― convenga.

Donve ― dove.

Daspò - dappoi.

Drien ― Andriene.

Damo ― Adamo.

Dighio ― dico io.

Diancerna ― Diavolo.

Fratto ― Flatto.

Fregola ― bricciola.

Godro ― godere.

Gnan ― ne anche.

Grama ― infelice.

Gramercè ― grazie.

Infiè ― gonfi.

Lovara ― sito oscuro o caverna ove ritiransi i lupi.

Lementi ― elementi.

Lerigion ― Religione.

Lomo ― Nome.

Magon ― ripienezza di Stomaco.

Mason ― Maggione.

Magari ― per fino, e Dio voglia.

Noch ― Enoche.

Ninzol ― Lenzuola.

Narghe ― andarci.

Ose ― voce.

Pelucha ― Parucca.

Paron ― Flato.

Preoli ― Pleuri.

Pocondria ― Ipocondria.

Percura ― Procura.

Pionar ― ripulire ― eguagliare.

Pi piassè ― più assai.

Panimbrodi - Miscredenti.

Prevezo ― Prevedo.

Quarche ― qualche.

Rena ― arringare.

Rebatro ― ribattere.

Slitrà ― Letterato.

Squasu ― quasi.

Sguaraguaita ― star all'aperto.

Sparagno ― risparmio.

Spendro ― spendere.

Stufin ― cattivo odore.

Sortù ― sopra tutto.

Smarmaja ― Popolazzo.

Segura ― Scure ― e sicura.

Smorba ― tedia.

Slaudi ― Lodi.

Sminiaura ― Miniatura.

Vivro ― vivere.

Vedro ― vedere.

Vezo ― Vedo.

Vezendo ― vedendo.

Udi ― Vuoti.

Zovar ― giovare.

Traesto fora da Wikipèdia - L'ençiclopedia łìbara e cołaboradiva in łéngua Vèneta "https://vec.wikisource.org/w/index.php?title=Siè_cantè_sora_la_villa/A_chi_vorrà_leggere&oldid=77857"