Raccolta poesie veneziane dell'autore dei Capricci poetici nello stesso dialetto stampati nel 1819/Parte prima/Dedica
1826
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Edission original: |
Luigi Martignon, Raccolta poesie veneziane dell'autore dei Capricci poetici nello stesso dialetto stampati nel 1819, Parte prima, Treviso, Francesco Andreola tipografo, 1826 |
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Per tutela e ornamento delle opere loro, sceglieano gli antichi il nome di quegli illustri, che chiamati d'un'opera a Mecenati, valevano col nome loro a sostenerla. Io d'accordo cogli antichi e con la ragione, a Lei Chiarissima, e Nobilissima Dama i miei lavori consacro.
Deve, non v'ha dubbio, la mia offerta far nascere maraviglia, se al di Lei merito ben altre cose si addicono, e della mia Musa non proprie. Ma Ella appunto accogliendo il povero dono, avrà novellamente renduta palese quella cortesia d'animo che luminosamente la distingue, ed io potrò ricordare che le mitologiche divinità, accettando le ricche obblazioni, non isdegnavano il granellino d'incenso, che il divoto adoratore ardeva a piedi dei loro simulacri.
Sono scritti i miei versi in quel dialetto, che taluno come ignobile ingiustamente disegna, mostrando ignorare, che il Viniziano dialetto è il più bello, il più dolce di quanti se n'abbia Italia, e per l'acconcia ornatezza degli atticismi che tutti sono di lui, e per quella più stretta analogia che di ogni altro in preferenza mantiene con la bellissima lingua dell'Arno. Di così libera sentenza fu l'immortale Cesarotti, e lo furono tant'altri, i quali togliendosi spesso a studj più severi, fecero leggiadramente canora la lira Viniziana, fra quali il comune consentimento accorda il primato a Francesco Gritti, a Pier Burati, e ad Antonio Lamberti, tutti e tre fatti ricchi della debita gloria per questo grazioso modo di comporre. Io vorrei essere uno di loro, perchè allora i miei versi vincendo la guerra del tempo e dell'invidia, farebbero eterna la memoria dell'alta estimazione che Le professo. Vorrei che a tutti piacessero, così a tutti sarebbe renduta manifesta la mia riconoscenza. Ma tanto io nè so, nè posso sperare, senza temere grave nota di presunzione, ed avrò ottenuto assai, se vagliano a ricordarmi almeno qualche volta presso di Lei. L'amore che l'accende a tutte Parti belle ed alle Muse principalmente, accoglier le facciano con animo sereno queste inezie canore, che frutti primaticci possono dirsi del mio ardire Apollineo. Valgano a meritarmi la di Lei benevolenza, sicchė per essa me ne derivi incoraggiamento.
Avrò i miei versi così raccomandati nel miglior modo anche alla pubblica benevolenza, intitolandoli a Persona che tutti hanno carissima, siccome pei più splendidi motivi è quella di V. E. della quale mi onoro di essere
Umiliss. Obbligatiss. Servitore
L'Autore.