Raccolta poesie veneziane dell'autore dei Capricci poetici nello stesso dialetto stampati nel 1819/Parte prima/Dedica

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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A SUA ECCELLENZA LA SIGNORA
CARLOTTA CONTESSA DI COLLALTO
NATA
CONTESSA APPONY
DAMA DELLA CROCE STELLATA.


Per tutela e ornamento delle opere loro, sceglieano gli antichi il nome di quegli illustri, che chiamati d'un'opera a Mecenati, valevano col nome loro a sostenerla. Io d'accordo cogli antichi e con la ragione, a Lei Chiarissima, e Nobilissima Dama i miei lavori consacro.

Deve, non v'ha dubbio, la mia offerta far nascere maraviglia, se al di Lei merito ben altre cose si addicono, e della mia Musa non proprie. Ma Ella appunto accogliendo il povero dono, avrà novellamente renduta palese quella cortesia d'animo che [p. 4 modifica]luminosamente la distingue, ed io potrò ricordare che le mitologiche divinità, accettando le ricche obblazioni, non isdegnavano il granellino d'incenso, che il divoto adoratore ardeva a piedi dei loro simulacri.

Sono scritti i miei versi in quel dialetto, che taluno come ignobile ingiustamente disegna, mostrando ignorare, che il Viniziano dialetto è il più bello, il più dolce di quanti se n'abbia Italia, e per l'acconcia ornatezza degli atticismi che tutti sono di lui, e per quella più stretta analogia che di ogni altro in preferenza mantiene [p. 5 modifica]con la bellissima lingua dell'Arno. Di così libera sentenza fu l'immortale Cesarotti, e lo furono tant'altri, i quali togliendosi spesso a studj più severi, fecero leggiadramente canora la lira Viniziana, fra quali il comune consentimento accorda il primato a Francesco Gritti, a Pier Burati, e ad Antonio Lamberti, tutti e tre fatti ricchi della debita gloria per questo grazioso modo di comporre. Io vorrei essere uno di loro, perchè allora i miei versi vincendo la guerra del tempo e dell'invidia, farebbero eterna la memoria dell'alta estimazione che [p. 6 modifica]Le professo. Vorrei che a tutti piacessero, così a tutti sarebbe renduta manifesta la mia riconoscenza. Ma tanto io nè so, nè posso sperare, senza temere grave nota di presunzione, ed avrò ottenuto assai, se vagliano a ricordarmi almeno qualche volta presso di Lei. L'amore che l'accende a tutte Parti belle ed alle Muse principalmente, accoglier le facciano con animo sereno queste inezie canore, che frutti primaticci possono dirsi del mio ardire Apollineo. Valgano a meritarmi la di Lei benevolenza, sicchė per essa me ne derivi incoraggiamento. [p. 7 modifica]

Avrò i miei versi così raccomandati nel miglior modo anche alla pubblica benevolenza, intitolandoli a Persona che tutti hanno carissima, siccome pei più splendidi motivi è quella di V. E. della quale mi onoro di essere


Umiliss. Obbligatiss. Servitore

L'Autore.