Saggio del dialetto vicentino/Bozza di una bibliografia degli scrittori vernacoli vicentini

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.

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Giovanni Da SchioSaggio del dialetto vicentino, uno dei veneti, ossia raccolta di voci usate a Vicenza, per servire alla storia del suo popolo e della sua civiltà, Padova, Angelo Sicca, 1855

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Togo. Tufo, ossia quella marna che fa dalle meteore o dalla vegetazione alterata (vedi Marzari, Viaggio intorno al Rodano, pag. 12).

Tombino. Lo stesso che Botte.

Torizza. Vacca sterile, e per similitudine dicesi anche alle femine di altri animali che sono nello stesso caso. Tauras vaccas steriles appellabant antiqui, quae non magis pariunt, quam Tauri. — Thuras le chiamavano gli Etruschi, come dai Dotti leggesi nella Iscrizione della gran lapide Etrusca rinvenuta in Perugia l'anno 1822 (vedi Giovanelli Rezj, pag. 90).

Tovagietta. Piccola tovaglia, ossia quel drappo bianco, con cui le donne di seconda sfera si coprono il capo fino a mezzo il corpo: graziosissimo vestito e dignitoso; forse è l'antico peplo. Va perdendosi in città, o perchè lo vuole la moda, o pel destino odierno di tutte le costumanze patrie. Le fanciulle che portano questo vestito si dicono le Tovagiette, e sono le Scuffiarette di Venezia, le Madamine di Milano.

Trar. In senso di tuonare. Proverbio meteorologico: Quando trà verso Ferrara, strenzi l'orto, e slarga l'ara; quando trà verso Bassan, toerrata corrige originale su el sacco, e va per pan. Questi sono preludj del contadino allorchè per la prima volta tuona in primavera; cioè se l'elettrico mostra di pendere al Sud, ov'è Ferrara, predicesi l'asciutto, favorevole al frumento, dannoso alle frutta degli orti; se al Settentrione, ov'è Bassano, predicesi molto umido, poco favorevole alla maturazione delle biade.

Trodi o Trozzi. Sentieruzzi inospiti. Tabacco da trodi o da trozzi, cioè tabacco di contrabbando.

Turchini. Nome dei membri della Compagnia o Fraglia di S. Maria della Misericordia, che esisteva in Vicenza fino dal 1270, e che il popolo, forse dal colore dell'abito che portavano, chiamò così finchè durarono. Sulla fronte della loro Scuola una vasta e conservatissima pittura, e di buon pennello, che avea l'arte di spiccar bella dall'alto, ove sotto la tettoja colorivasi, ce ne conservò il ritratto fino all'anno 1854. Essi erano rappresentati in ginocchio, parte succedentisi in lunga processione, e parte appollajati sotto il manto della Madonna. Furono barbaramente depennati, senza necessità, dalla riforma, cui, nello stesso stile di prima, fu assoggettata l'architettura di quella parete. È tanto più a dolersi la perdita di quella pittura, in quanto che era l'unica che restasse a Vicenza rappresentante un modo di espressione votiva adottato in tutto il Veneto, e del quale i pittori Vicentini o ne furono gl'inventori, o sono i più antichi che si conoscano tra quelli che lo praticarono.

U

Ujare. Vuotare.

V

Valanzana. Coperta di lana pel letto. Nella Dissertazione XXV. del Muratori, pag. 303, leggo che negli Statuti Benedettini di Linguadoca del 1226 trovasi scritto: Illas vestes, quae vulgo Balendrava vocat. A chi sono ignote le permutazioni tra il b e il v?

Valle. Infinite testimonianze provano che questa voce significava aqua corrente. In antico dicevasi Gual, e probabilmente venne fra noi il nome di Guà ad altre aque, ed in tutta l'Italia la voce Guado al punto ove si passano le aque.

Vedelle. Il rifiuto del riso.

Ventà. Tronco d'albero non buono al lavoro, perchè tarlato, od avente altro difetto cagionatogli dallo alternare del secco e dell'umido.

Verla. Frutto simile alla ciriegia, ma poco gustoso.

Vernise. Lividura.

Verso. Molte frasi Italiane e Venete particolarmente si formano, servendosi di questa voce in proposito di regola, convenienza, ec.; ma nessuna è più insolita, benchè più vicina all'originale significato, di quella in cui l'usano i con[p. 36 modifica]tadini. Ballar un verso vale per essi ballare un poco. Essi ricordano del quando la canzone regolava la danza.

Vexi. In senso di parenti trovasi nel Testamento Proto. Neppur quì sapre' io dare un'etimología soddisfacente. Forse la radice sta nella parola Vico, e l'ultima reliquia di questo derivato è nella voce Vexinia, pur oggi perdutasi, cioè radunanza comunale politica.

Vi. Accorciativo di Vite meccanica o vegetabile. È anche suono imitativo del canto di un uccelletto. Quand'è che il verno finisce, i reattini cominciano a stormire fra le secche siepi, ripetendo il loro simpatico vi vi. È allora che il contadino in quel ronzío, in quel canto si sente chiamato a preparare la campagna col motto dell' uccelletto, che tra il suono dell'ale e della voce pargli dica: Vi vi brusca la vi.

Viazzola. Piccola via. Voce antica del secolo XV.

Visolla. La vite vegetabile.

Visinello, od anche Bisinello. Piccolo vento impetuoso, turbinoso. Dicesi anche d'un fanciullo vispo.

Z

Zaupa. Gioco che si fa soltanto con un piede solo, che dicesi anche a piè zotto.

Zeoldo. Derivato da Zeola, cipolla. Dicesi ad un tale per opere e ciarle raggiratore, di cui difficilmente si conoscono i fini; e dicesi anche di un affare, da cui non si trova il modo d'uscirne.

Zimeria. Luogo delle fabbriche di panni-lani a Schio, deputato a quelli che cimano le pezze di essi panni.

Zimolare. Levar le cime.

Zira. Luogo che trovasi di spesso così nominato, e ci ricorda una particolare fortificazione del medio-evo.

Ziroico. Chirurgo. Voce antica, non per anche spenta.

Zirone. Nome di fortificazione, che si trova nelle castella Vicentine unitamente alle Torri, al Terraggio, al Doglione, alle Fratte, alle Zavatte, Cortine, Guarde, Tanaglie, ec. Questo nome avea in Vicenza la torre che nel 1540 diceasi dei tormenti, ed oggi delle prigioni. Muratori (Dissertazione XXVI.) dice che il Girone cingeva una parte interiore della fortezza, per potervisi ritirare, se la rocca era presa.

Zola. Capretta. Trovasi nelle Poesie di Menon, Begotto e Magagnò, pag. 56.

Zoso. Vale Giù. I Veneti dicono Xoso. Trovasi in un Documento del 1277. Incipit fossatum, et vadit zosum usque ferit in flumine Tribolli. (Vedi Maccà, Tom. VI. pag. 409.)

Zugià. L'assillo per movere i bovi. Vitruvio c'insegna che i Greci chiamano Zugià il carpine, perchè con questo

legno facevano i gioghi degli animali, appellati Zaga (vedi Toselli). Il Boerio registrò nelle Giunte Agugià nel senso dell'assillo; e se la sua pronuncia è la vera, è facile indovinare la certa etimología della nostra parola, più che dall'erudita del Toselli. [p. 37 modifica]
BOZZA
DI
UNA BIBLIOGRARIA DEGLI SCRITTORI VERNACOLI VICENTINI
IN ORDINE CRONOLOGICO DISPOSTI,
LA QUALE,
COMUNQUE BREVE ED IMPERFETTA,
PROVA LA STORIA DI QUESTO STUDIO DAL RISORGIMENTO
DELLE LETTERE A QUESTI GIORNI, FATTO DA EMINENTI PERSONAGGI,
CELEBERRIMI PER ALTRE LORO LUCUBRAZIONI.


Proto Giampetro. — Questo famoso signore, di cui fra noi rimane ancora dolce memoria per l’ospizio che aperse, e dura fiorente, ai Zentiluomeni fortunadi (che oggi traducesi ai decaduti cittadini dalla condizione agiata), lasciò un testamento scritto in vernacolo nel 1412, ed è fra le antiche di questa specie la più estesa e la più osservabile scrittura ch’io conosca, nè so che sia stata mai posta alle stampe, se non qualche punto di essa per cause legali, e non nella sua purità.

Ignoro se vi sieno scritture, che si possano dir vernacole, scritte innanzi a questa; e ve ne saranno negli archivj, ma in publico non conosco che le due Iscrizioni che quì sottopongo, scritte l’una forse nella metà del secolo XIV., già quì riferita alla voce Asiare, e che ora ripeto per esattezza ortografica:

                    -P- CHE BOÇO · I · SA . LOREÇo
                    VVOL STARE LA GATA De
                    L · LION · FE ASIARE

L'altra da me salvata nella desolazione delle fondamenta di S. Paolo, e da me pure collocata negli atrj di S. Corona, che dice:

                    MIILXXXXII
                    DEL MEXE DE ZU
                    GNO DOMENEGO
                    SPECIALE DE MAISTŌ
                    IACHEMO FE FARE
                    QUESTA SACREST
                    IA

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Rava Agostino prete, uno dei Padri dell’Academia Olimpica, 1556 circa, sotto il pseudo-anonimo di Menon, scrisse Rime rustiche in compagnia di Gio. Batt. Maganza, detto Magagnò, e di Bartolomeo Rustichello, detto Begotto, e furono raccolte nel celebre libro delle Poesie di Menon, Begotto e Magagnò, di cui si fecero molte edizioni dal 1558 al 1659.

Rustichello Bartolomeo, detto Begotto, sarte di professione, uno degli autori delle Rime rustiche raccolte (vedi Rava). — Nella Libreria a S. Marco di Venezia ve ne sono di manoscritte.

Maganza Giovanni Battista, rusticamente pronunziandolo detto Magagnò. Questi, capo-scuola dei nostri pittori, lasciò vasta eredita di poesie da lui composte in lingua Pavana, stampate e manoscritte. Esse, non prive di merito poetico, sono ricche di erudizione che ci ricorda gli avvenimenti publici e privati del suo tempo, nonchè di preziosi confronti filologici. Sarebbe un lungo Articolo, inopportuno alla natura di questa Bozza succinta, tutti annoverare i componimenti di questo fecondo poeta: pure, per farne conoscere la tempera e l’età, dirò che nel 1558 Maganza stampava la sua traduzione del primo Canto dell’Ariosto in lingua Pavana, e l’anno che fo scorzò (1582) scriveva un Sonetto a Giacomo Contarini (vedi Codice Marciano CXXIV. Classe XVI).

Chiericati Valerio. — L’illustre Colonnello di questo nome, le cui Opere sono ancora in pregio presso i maestri dell’arte guerresca, non isdegnò di trattare la rustica poesia. Morì in Candia nel 1575. Scrisse sotto il pseudo-anonimo di Chiavellin, e i suoi Carmi sono inseriti fra quelli di Menon, Begotto e Magagnò.

Bianco Vincenzo (dal). — Sonagiotto in la morte del Lustrissimo signor Colonnello Chieregato, detto da nu boari Chiavellin. 1575.

Marchesini Lucio Fabio, detto Cecon. — Lettera, Sonetto e Capitolo in lengua Visentina a Giacomo Contarini, 24 Luglio 1578 (vedi Codice Marciano CXXIV. Classe XII).

Figaro Tuogno. — Ignorasi se questo pseudo-anonimo copra Michelangelo Angelico il vecchio, ovvero Luigi Valmarana. — Sonagetti, Canzon, Smerigale in lengua Pavana. Padova, Cantoni, 1586.

Calderari Gio. Battista, Cavalliere Gerosolimitano, uno dei primi comediografi che conti la letteratura Italiana. Morì nel 1590. — Le rime rustiche di Braghin Caldiera dei Forabasso da Bolzan (manoscritto presso il fu Co. Leonardo Trissino).

Campiglia Maddalena, morta nel 1595. — Sonetti in lingua rustica Padovana (vedi Poesie di Menon, Begotto e Magagnò).