Nascita e avventure d'una Moneta di Genova

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Qualità del testo: sto testo el xe conpleto, ma el gà ancora da vegner rileto.
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Nascita e avventure
d'una Moneta di Genova


Abbandonada in tera
     Persa Dio sa da chi,
     Cossa che no par vera,
     Trovar me toca a mi,
     D'oro una piastra molto maltratada
     Che per monea de Genova ho ravisada.
     Appena la go in man
     Che ascolto el sussurar,
     Giusto che fa el moscon
     Tra el vero, e tra el balcon,
     Metto el pugno alla recchia, e oh qual portento
     A ragionarme in man cussì la sento.

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Dal ventre profondissimo
     D'una montagna fora
     Mi son sortia, ma l'opara
     No è stada natural

E primo a descoverzerme
     Xe sta el Mercurio allora, 1
     Cussì ho provà un specifico
     Prima che avesse el mal,

El parto è sta dificile
     Nè so vegnuda al mondo,
     Che a colpi potentissimi
     De pico, e de badil.

Ho avudo el mio battesimo
     Da un chimico profondo
     Come che xe la regola
     Logada in corisiol:

E fatta oro purissimo
     A Genova i m'ha spedio
     I m'ha ridotto un tondolo
     Più bello assae del Sol.

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Per far che pompa subito
     Fasse del genio mio
     Vegnuda son spendibile
     Coi segni che i m'ha dà.

Ritrato venerabile
     Ho avudo da una parte,
     Dall'altra un emblematico
     Segno de libertà.

Spossada dai terribili
     Colpi che m'ha dà l'arte,
     Con altre ho avudo requie
     Logada in un casson.

Ma una dimora piccola
     Molto xe sta la mia,
     Se tolto dai me comodi
     M'ha una contribuzion.

Mille delle più zovene
     De nu in ambascieria
     Andae semo da un Console
     Credudo el più ostinà;

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Ma fatto avemo strepito,
     El numaro ga imposto....
     Da quel momento el Gallico
     De mi s'ha impossessa.

A onor della mia spezie
     Dirò che sciolto ho un bloco
     Sempre assistia da un numaro
     Come s'intende ben.

Qualche armistizio comodo
     Ho procurà con poco,
     Ridoto a vignir neutro
     Chi aveva più velen.

E varie inespugnabili
     Fortezze, e cittadelle,
     Infin delle repubbliche
     E chi è che no lo sà?

In truppa raccogliendome
     Con tante mie sorelle,
     S'ha in tempo molto rapido
     Miracoli oparà.

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Ma stada son pochissimo
     In dignitoso posto,
     Se fatto de mi l'arbitro
     S'ha un ladro servitor.

Unida a diese, o quindese
     Per sorte, oppur per rosto,
     Semo fra l'onge orribili
     Cascae d'un tagiador.

Dell'altre mi più misera
     Servio go de profitto
     A una mugger del pubblico,
     Oh Dio che disonor!

Da quella in man d'un zovene
     Ch'ella tegnia in affitto,
     M'ho visto senza remora
     Nel corso de do dì.

E lu m'ha messo subito
     In brazzo a un negoziante
     Che l'ha fornio d'un abito....
     Xe andà più ben cussì.

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Albergo onesto, e comodo
     Gavea fra tante, e tante;
     Ma no dovea durevole
     Esser quel bon destin.

Eletta a far da interprete
     Con altre mie compagne
     E a scioglier qualche dubbio
     Che aveva un doganier,

S'ha dà un'irrefragabile
     Prova delle più belle,
     Del nostro squasi magico
     Vastissimo saver.

Lu che aspirava a nobile
     Impiego e più lucroso,
     D'una damina amabile
     M'ha in guardia consegnà,

Ma mentre el panegirico
     Per quel faceva al sposo,
     Grazie del qual prestissimo,
     L'impiego ha guadagnà,

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M'ha tolto dalle tenebre
     Del mio riposo onesto,
     D'un certo vecchio ipocrita
     La temeraria man.

E a corruzion d'un'anima
     Che se corrompe presto,
     Me vedo da un causidico
     Spedida all'indoman.

Tegnua m'ha come un ospite
     Do scarsi dì un poeta,
     Ch'el mio passaggio è rapido
     In man d'un bettolier.

Da quello passo a un fontego,
     Ch'el fontego m'aspetta,
     Dopo, naturalissimo,
     Ghe capito a un sanser.

Quello a un scolaro a mutuo
     Me dà, ma svolo via,
     Perchè dove me cazzelo?...
     In man del so spezier.

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Che me consegna al medego
     Perchè la spezieria,
     All'ombra del so credito
     Continui a prosperar.

Dopo qualc'altro numero
     De vicendine credo,
     Poder formar l'intrinseco
     De qualche bona azion.

Ma destinada ai povari,
     Invece mi me vedo
     Persa nel fango, e misera
     Lassada in abbandon.

Mi svelto interrompendola
     Ho fatto che la creda
     D'esser per via retissima
     Rivada al so destin.

Cussì finisce el dialogo
     La magica moneda,
     Che baso assorto in estasi
     E metto in sacchettin.



Note
  1. È noto l'uso del Mercurio nelle Miniere.
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